Nacque l’8 febbraio 1805 a Kainakary nel Kerala, India, secondo dei sei figli di Kuriakose Chavara e Mariam Thopil, cristiani di rito siro-malabarese. Al Battesimo ricevette lo stesso nome del padre, che corrisponde all’italiano Ciriaco. L’8 settembre seguente, fu portato al Santuario di Nostra Signora di Vechour, per essere consacrato alla Vergine Maria. Dai cinque agli undici anni studiò nel villaggio nativo, dimostrandosi molto religioso e intelligente. Quando fu all’incirca undicenne, un sacerdote, padre Tommaso Palackal, riscontrò in lui i segni di una probabile vocazione al sacerdozio: lo portò con sé al Seminario di Pallipuram, dov’era rettore. Kuriakose ricevette la tonsura nel 1818: sotto la guida di padre Palackal, si dedicò con impegno allo studio della liturgia e delle lingue, sia quelle orientali, sia quella latina. Alla morte dei genitori e di suo fratello, i suoi zii vollero obbligarlo a lasciare il cammino verso il sacerdozio, perché doveva provvedere all’educazione della figlia del fratello. Una volta sistemata la nipote, proseguì la formazione nel Seminario centrale di Verapoly.
Cresciuto in santità, scienza e disponibilità nel servizio al prossimo, venne ordinato sacerdote il 29 novembre 1829. Due anni dopo, nel 1831, collaborò con il citato padre Palackal e con Tommaso Porukara alla fondazione della Congregazione dei Servi di Maria Immacolata, con il fine di una vita religiosa, aperta all’apostolato più impegnato. Morti nel 1841 e nel 1849 i due cofondatori, padre Kuriakose restò l’unica indiscussa guida della nuova famiglia religiosa. L’8 dicembre 1855, la congregazione cambiò nome in “Servi di Maria Immacolata del Carmelo”. Padre Kuriakose fu il primo a emettere la professione nel Terz’Ordine dei Carmelitani Scalzi, con il nuovo nome di Ciriaco Elia della Sacra Famiglia. Subito dopo ricevette la professione di dieci padri, diventando primo Priore Generale. Nel 1861 la Congregazione cambiava di nuovo denominazione: “Terziari Carmelitani Scalzi”, di rito siro-malabarese.
Alla guida della Congregazione, padre Ciriaco dimostrò doti di formatore religioso, convinto e profondo. La sua spiritualità era fondata su un grande culto all’Eucaristia, una devozione filiale alla Madonna, e una fedeltà totale alla Chiesa Cattolica. Di pari passo, aveva un grande spirito di preghiera e mortificazione e praticava metodi nuovi di apostolato. Trovò anche il tempo di comporre opere spirituali e devote, in prosa e versi, nella lingua locale, pubblicate dopo la sua morte. Fu infine il primo ad istituire nel Kerala l’Adorazione eucaristica delle Quarantore.
Coadiuvato e sostenuto da altre degne figure di carmelitani, fra cui l’italiano padre Leopoldo Beccaro, nel 1866 fondò a Koonammavu un convento femminile del Terz’Ordine Carmelitano, il cui scopo era quello soprattutto di insegnare alle ragazze le virtù cristiane e alcuni lavori professionali. Quindi, oltre a religione, lingua, matematica e musica, padre Ciriaco e padre Leopoldo istituirono corsi di cucito e, per realizzare opere artigianali e artistiche, insieme a corone del Rosario, invitarono persone esperte nell’insegnamento. Non disdegnarono, nel 1868, ad andare casa per casa, per convincere i genitori a mandare le ragazze a scuola. Padre Ciriaco sognava un futuro nel quale le donne sarebbero state ad un livello elevato, sia in campo educativo che culturale. Tuttavia, le maggiori difficoltà provenivano dalle diverse tradizioni culturali che esistevano nella società indiana dell’epoca.
Nel maggio 1861 arrivò nel Kerala monsignor Tommaso Rocos, consacrato vescovo da Giuseppe VI Audo, Patriarca dei Caldei, senza l’autorizzazione della Santa Sede: fino al XVI secolo, con l’arrivo dei portoghesi, i cristiani indiani avevano infatti avuto vescovi provenienti dalla Mesopotamia. Il vescovo cercò di convincere i cattolici locali di essere inviato da Roma per prendersi cura di loro, ma di fatto causò una forte divisione: gran parte delle parrocchie disobbedì all’autorità del legittimo vescovo, il Vicario apostolico di Verapoly. Padre Ciriaco e i suoi confratelli non vollero schierarsi con monsignor Rocos, il quale provò ad accattivarsi il fondatore promettendogli di ordinarlo vescovo. Lui rifiutò: non voleva essere comprato per diventarlo, bensì salvarsi l’anima. Il Vicario apostolico, anche per questa ragione, lo nominò Vicario generale della diocesi per i siro-malabaresi. Per avere una linea di condotta da seguire, padre Ciriaco scrisse a papa Pio IX: apprese quindi, dalla risposta datata 5 settembre 1861, che monsignor Rocos aveva agito senza l’avallo della Sede Apostolica. Insieme ai Terziari Carmelitani, si occupò di ricondurre i fedeli sbandati sotto l’autorità del loro vero vescovo e, sfruttando tutte le sue doti umane e diplomatiche, convinse monsignor Rocos a lasciare l’India. Il Papa lodò la sua opera, con una lettera indirizzata a padre Ciriaco.
Quand’era ormai in fin di vita, nella sua lettera del 2 gennaio 1871, padre Ciriaco rivelò ai suoi figli e confratelli che era stato sempre devoto della Sacra Famiglia, sin da quand’era bambino: «Perché vi addolorate? Ogni uomo, chiunque esso sia, deve andarsene un giorno o l’altro. Per me, l’ora è giunta… Da quando i miei santi genitori mi hanno insegnato ad invocare sovente i sacri nomi di Gesù, Maria e Giuseppe, il loro patrocinio mi ha continuamente protetto e sento che, con l’aiuto di Dio, non ho mai perso la grazia santificante ricevuta nel battesimo. Non siate dunque né sconsolati né turbati dalla mia partenza. Sottomettetevi pienamente e di tutto cuore alla santa Volontà di Dio. Dio è altamente ed infinitamente misericordioso… Che regni qui fra tutti voi una carità perfetta. […] Se agirete in questo modo, procurerete a Dio la gloria ed alle anime la salvezza, e la nostra Congregazione rimarrà perfettamente prospera». Morì dopo una breve malattia l’indomani, il 3 gennaio 1871, a Koonammavu, circondato dai suoi figli e affiancato sia da padre Leopoldo Beccaro, sia dal vicario generale della diocesi. Il suo corpo fu deposto subito dopo i funerali sotto l’altare della chiesa di Santa Filomena di Koonammavu, ma il 9 maggio 1889 fu traslato a Mannanam e sepolto nella chiesa di San Giuseppe, annessa alla prima casa della Congregazione dei Carmelitani di Maria Immacolata.
La sua causa di beatificazione iniziò con il processo informativo diocesano, nei territori di Changanacherry e Verapoly: avviato il 31 dicembre 1957, fu concluso nel 1970. Il 12 ottobre 1973 si ebbe il decreto sugli scritti, mentre il 22 febbraio 1978 si svolse la riunione dei Consultori storici, essendo la causa di natura antica o storica. Con il decreto d’introduzione della causa, il 15 marzo 1980, ebbe inizio la fase romana. I Consultori teologi esaminarono la documentazione il 22 novembre 1983, con esito positivo; stesso parere ebbero i cardinali e i vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, il 27 marzo 1984. Infine, il 7 aprile 1984, il Papa san Giovanni Paolo II autorizzò la promulgazione del decreto con cui padre Ciriaco Elia Chavara veniva dichiarato Venerabile.
Come potenziale miracolo per ottenere la sua beatificazione fu esaminato il caso di un bambino, Joseph Mathew Pennaparambil, nato il 14 gennaio 1954 con una malformazione agli arti inferiori, detta comunemente “piede equino”. Quando aveva sette anni, i suoi genitori sentirono parlare per la prima volta di padre Ciriaco Elia e iniziarono a chiedere la sua intercessione per la guarigione di Joseph.
Un mese dopo, il 14 giugno 1960, mentre, come di consueto, il bambino si recava a scuola accompagnato da sua sorella maggiore, lei gli ricordò di pregare padre Ciriaco per le sue gambe e di dire un Padre Nostro, un’Ave Maria e un Gloria al Padre. Mentre i due fratelli pregavano, Joseph sentì un brivido nella gamba destra: posò il piede a terra e, cercando di camminare ancora, notò che il piede si era raddrizzato. Il dolore che aveva inizialmente sentito nel muovere i suoi passi, col tempo, venne meno. I familiari del bambino continuarono a pregare perché anche l’altra gamba diventasse sana. Ciò avvenne il mattino del 14 aprile 1961, mentre Joseph e sua sorella erano in cammino verso la casa del loro fratello maggiore. L’inchiesta diocesana sull’asserito miracolo fu convalidata il 28 febbraio 1983. I membri della Commissione medica della Congregazione delle Cause dei Santi si pronunciarono positivamente sull’avvenuta guarigione l’8 novembre 1984, quando Joseph era ormai un giovane di 31 anni. In seguito alla riunione dei Consultori teologi, il 22 febbraio 1985, e a quella dei cardinali e dei vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi, il 7 maggio dello stesso anno, il Papa san Giovanni Paolo II autorizzò, il 9 maggio 1985, la promulgazione del decreto con cui la guarigione di Joseph era riconosciuta come inspiegabile, completa, duratura e ottenuta per intercessione di padre Ciriaco Elia Chavara. Lo stesso Pontefice l’ha beatificato l’8 febbraio 1986 a Kottayam in India, fissando la sua memoria liturgica al 3 gennaio, giorno della sua nascita al Cielo. Nella stessa celebrazione fu elevata agli altari suor Alfonsa dell’Immacolata Concezione, religiosa delle Francescane Clarisse (poi canonizzata nel 2008), la quale, quand’era novizia, aveva sperimentato un miracolo per intercessione proprio di padre Ciriaco.
Il secondo miracolo convalidato per la canonizzazione fu invece la guarigione di Maria Jose Kottarathil, nata il 5 aprile 2005 a Pala. Circa a cinque mesi dalla nascita, fu notato che la bambina aveva uno strabismo convergente, che si poteva correggere solo tramite un intervento chirurgico. La madre di Maria, il 9 ottobre 2007, visitò la camera del Beato Ciriaco Elia e la sua tomba. Tre giorni dopo, il 12 ottobre, tornò col resto della famiglia e con la bambina. La sera del 16 ottobre, al termine della preghiera in famiglia, fu notato che gli occhi di Maria non erano più strabici. Gli esami successivi a cui fu sottoposta riscontrarono che la guarigione era avvenuta senz’alcun trattamento o intervento.
L’inchiesta diocesana sul miracolo fu aperta il 16 luglio 2010 e chiusa il 16 agosto 2011; gli atti furono convalidati il 9 novembre 2011. La Commissione medica, riunita il 26 settembre 2013, dichiarò inspiegabile la guarigione di Maria. I Consultori teologi, il 10 dicembre 2013, seguiti dai cardinali e dai vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi, il 18 marzo 2014, confermarono il nesso tra l’accaduto e la preghiera d’intercessione, rivolta da tutta la famiglia della sanata. Infine, il 3 aprile 2014, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui il fatto era riconosciuto davvero come un miracolo ottenuto per intercessione del Beato Ciriaco Elia Chavara. Lo ha quindi canonizzato il 23 novembre 2014, in piazza San Pietro a Roma.
San Ciriaco Elia Chavara fu chiamato «il grande Padre Priore»: fondò e formò due tra i primi istituti religiosi della Chiesa in India. Quello maschile, ora denominato Carmelitani di Maria Immacolata, è molto fiorente: la sua attività apostolica ha già superato i confini indiani.
Il convento di Terziarie carmelitane a Koonammavu, invece, ha dato origine a quella che oggi è la congregazione delle Suore della Madre del Carmelo. Una di esse, suor Eufrasia del Sacro Cuore di Gesù (al secolo Rose Eluvathingal), è stata canonizzata nella stessa celebrazione di padre Ciriaco.
A. Borrelli, E. Flochini