L’unica volta nel Vangelo in cui Gesù viene chiamato per nome

Un’unica volta Gesù viene chiamato per nome. Nei Vangeli, infatti, non compare quasi mai. Se non in un particolare momento della vita del Messia.

La pronuncia del nome di Gesù affonda le radici nelle tentazioni del Diavolo. Tutto ha inizio, quando Satana si presentò per tentare Gesù, che aveva digiunato per quaranta giorni. “Lo condusse in alto e gli disse: ti darò tutti i regni della terra se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me” (Lc4,7):

Satana propone a Gesù un modello di regno terreno, secondo le categorie umane del dominio, del controllo dei popoli, ma anche nell’assunzione delle logiche umane: attaccamento al denaro, potere senza limiti, soddisfacimento di ogni piacere.

E’ una tentazione vera per Gesù. E lui sceglie un’altra strada, quella di Dio e della sua volontà. L’evangelista Luca, conclude il brano delle tentazioni con la seguente espressione: “Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato” (Lc4,13) quando sarebbe tornato per tentarlo ancora sulla regalità.

Satana torna all’assalto nel tempo della Passione. Torna prepotentemente a riproporgli in extremis il progetto di regno secondo le logiche umane e lo fa attraverso le persone che circondano Gesù. Il Maligno, con argomenti di apparente buon senso e d’altruismo, cerca di convincere Gesù offrendogli una opportunità per salvare gli altri e se stesso.

Subito dopo l’annuncio della Passione, Gesù lotta con Satana, che parla per bocca di Pietro, che vuole distoglierlo dal progetto “secondo Dio”. Al momento della crocifissione, il Maligno si presenta nelle persone che circondano Gesù, nell’ultimo tentativo di distoglierlo dal piano di Dio, e ancora lo tenta.

Il popolo insulta Gesù, non capisce, sghignazza, umiliandolo ulteriormente. Non capiscono la regalità di Gesù, prima osannato poi condannato. I soldati, lo deridono, gli porgono aceto e lo provocano sempre nella logica del potere umano. Sono parte del regno di questo mondo, che si basa sulla forza, sulla violenza, sul potere del denaro. “Se sei il re dei giudei salva te stesso… conta sulla forza, pensa a te stesso…”. E’ sempre il maligno attraverso i soldati a tentare Gesù.  

L’iscrizione: “Costui è il re dei giudei”, parodia della regalità di questo mondo. Si attendevano un re nello stile di Davide. Ma Gesù incarna la regalità proposta da Dio, risponde alla violenza e all’odio con l’amore.

Ecco il nostro re: lo sposo dell’umanità, il re della gloria, glorioso: qualunque cosa gli si farà, risponderà con l’amore.

Ai lati della croce: due malfattori. Uno di essi si fa portavoce del maligno, rinnovando la proposta: salva te stesso, pensa a te stesso e anche noi, aggregandoci al tuo regno mondano. L’altro malfattore si pone dalla parte di Gesù, rimproverando il suo collega di non comprendere l’innocenza di Gesù e soprattutto il disegno di Dio sull’uomo. E rivolge una stupenda preghiera a Gesù, lo chiama per nome, l’unica volta nei vangeli: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!”.

Rappresenta tutti noi, spesso ladroni che in qualche modo abbiamo tolto una parte di vita ai nostri fratelli. Anche noi siamo chiamati a riconoscere e a dare l’adesione al Regno di Gesù, nella speranza di sentirci rivolgere la promessa consolante di Gesù: “Oggi sarai con me in paradiso”.

Seguire Gesù significa essere chiamati a far parte dei suoi discepoli, della sua corona, cittadini del suo regno. E’ in gioco la nostra vita per riprodurre il progetto di regalità e di regno annunciato e avviato da Gesù.

 

Aleteia

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