Una parrocchia costretta a chiudere. Ma questa volta non può entrare far parte di un’unità pastorale perché quelle più «vicine” sarebbero a 1.000 km (Terra del Fuoco, Sudamerica), 2.200 km (Nuova Zelanda), 2.250 km (Australia) e 3.600 km (Sud Africa): impresa impossibile. Così la Chiesa delle Nevi, unica chiesa cattolica del continente antartico, il luogo di culto più vicino al Polo Sud, dovrà chiudere i battenti. Non per scarsità di preti, ma per il numero troppo esiguo di fedeli. Era dal 1957 che, ad ogni estate antartica, la diocesi di Christchurch in Nuova Zelanda inviava un prete presso la stazione americana Mc Murdo sulla piattaforma di Ross (nei pressi della base italiana intitolata a Mario Zucchelli), sede della chiesa. Nel 1911 l’esploratore inglese Robert Falcon Scott era partito da una base vicina a Mc Murdo per raggiungere il Polo Sud geografico per la prima volta nella storia dell’uomo: il primo prete ad arrivare là a bordo di un rompighiaccio della US Navy, era stato Ronald O’Gorman; poi Gerry Creagh per più di 25 anni e alla morte di padre John Coleman, 20 anni di missione, gli hanno intitolato la cima di una montagna, il Coleman Peak. Ma quest’anno non sarà più così e padre Dan Doyle, ultimo cappellano invitato dalla National Science Foundation, l’organismo statunitense che controlla la base di Mc Murdo, resterà nella sua terra neozelandese.
«È la fine di una straordinaria avventura – confessava in questi giorni alla BBC – è triste dopo tanti anni di servizio sapere che non occorre più un cappellano». Quattordici anni fa aveva accettato con entusiasmo e spirito dell’esploratore la sfida che gli era stata proposta e ogni estate con un volo di tre ore e mezzo aveva lavorato fianco a fianco dei suoi colleghi protestanti, ma ora il numero di scienziati e ricercatori è notevolmente diminuito – oggi non arrivano a 400, mentre avevano anche superato il migliaio – e tra loro la presenza di cattolici è quasi simbolica. Ogni due settimane, con un viaggio di 1360 km, raggiungeva anche la Base Amundsen-Scott. «Le persone qui si sentono molto isolate: anche se oggi le nuove tecnologie di comunicazione rendono tutto più facile, hanno ugualmente bisogno di un sostegno». Niente celebrazioni di funerali perché in Antartide non è legalmente possibile venire sepolti, niente matrimoni e neppure battesimi di bambini perché il territorio è vietato agli under 16, solo battesimi di adulti.
La cura d’anime però non si interrompe grazie al servizio dei cappellani delle forze armate americane (che arrivano in buon numero per la Messa di Mezzanotte a Natale), mentre un pastore protestante officerà celebrazioni interconfessionali e dall’altro lato del continente (isole di King George) è presente anche un prete della chiesa ortodossa di Russia. Ma tutto questo non è ancora sufficiente ad alleviare la tristezza di padre Doyle: tra i suoi ricordi scolpiti nel cuore l’ascoltare il vento che fischia attraverso gli iceberg e l’incontro con i ghiacciai. «Cantano quando li tocchi: il ghiaccio è sotto stress e suona come una campana». E ancora «Il bianco è sì un colore, ma è allo stesso tempo mille colori quando sei circondato solo dal ghiaccio».
Antartide deriva dal greco «anti» (opposto) e «arktos» (orso): terra opposta alla costellazione dell’Orsa Minore, che indica il Polo Nord. L’esistenza di una terra all’estremità sud del mondo era opinione diffusa già nell’antichità, ma ci vollero più di due millenni prima della scoperta e della sua esplorazione da parte dell’uomo cacciatore di foche e balene. L’interesse da parte della comunità scientifica internazionale arrivo molto più tardi, spesso associato a rivendicazioni territoriali da parte dei singoli stati per uno sfruttamento economico. Nel 1959 la firma del Trattato Antartico che sanciva la gestione condivisa da parte di 12 stati (Argentina, Australia, Belgio, Cile, Francia, Giappone, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Sud Africa, URSS e USA) e la costruzione di basi di ricerca internazionali eccetto test nucleari.
Nel 1991 con il Protocollo di Madrid vennero indicati anche precisi obiettivi per la salvaguardia ambientale. Al momento dell’installazione della base di Mc Murdo non era in progetto la costruzione di una chiesa, ma a questo hanno pensato gli ingegneri sul posto, prima con la cappella di San Dismas poi, dopo l’incendio che l’ha distrutta, con la Chiesa delle Nevi. Che resterà comunque.
Vatican Insider