Autentica Beatrice

Tra i grandi estimatori di santa Teresa di Lisieux, Dottore della Chiesa, non si può dimenticare il padre redentorista François-Xavier Durrwell (1905-2005). Nel suo breve scritto del 1994 Sguardi cristiani sull’Aldilà (in italiano La parola di Dio e l’Aldilà) egli sceglie esplicitamente di farsi accompagnare in questo straordinario viaggio dallo sguardo di Teresa. Scrive: «Vi è stata, in questi ultimi tempi, una giovane cristiana cui Dio ha donato uno sguardo estremamente lucido sull’Aldilà: Teresa di Lisieux. L’essenziale di quanto viene detto nell’opera presente circa la morte, il giudizio, il purgatorio, il cielo e la società celeste, si trova sparso nei suoi scritti, formulato con una limpida semplicità. Quanto all’inferno, esso fu per lei soprattutto uno stimolo a lavorare per la salute di tutti gli uomini. Nella Chiesa sua madre, essa non volle essere altro che una bambina. Questa bambina è grande in mezzo a coloro che nella Chiesa sono maestri; la sua voce suona eccezionalmente giusta. È a lei che io dedico queste pagine. Possa la sua preghiera ottenere che attraverso di esse traspaiano i bagliori dell’Aldilà» (op. cit., pp. 10s.). Gustiamo allora i frutti di questa limpida semplicità riproponendo le citazioni teresiane scelte da Durrwell.

Morte: “Perché mai io dovrei aver paura di uno che amo così tanto?”, si chiede la carmelitana. Conclude l’Autore: “ Santa Teresa di Lisieux aveva ricevuto il dono di uno sguardo sull’Aldilà di un’acutezza straordinaria. Alla sue suore che si chiedevano quale potesse essere la festa liturgica che meglio si intonasse alla sua morte, essa dette questa risposta: “Il giorno della mia morte sarà per me il più grande di tutti i giorni di festa”.

Purgatorio: Durrwell ricorda la Poesia 23: “Per poter contemplare la tua gloria/ io so che bisogna attraversare il fuoco./ Ed io scelgo come mio purgatorio/ il tuo bruciante amore, o cuore del mio Dio”. Ricorda inoltre un’espressione contenuta nella Lettera 142: “Meritare, consiste… nel ricevere, nell’amare di più”.

Risurrezione dei morti: Durrwell intende la famosa frase teresiana “Io non muoio ma entro nella vita …” (Lt 244) quale espressione della nuova esistenza (“vita corporea” scrive il teologo) che la morte inaugura. Essa tende verso il culmine della “risurrezione futura”. A questo proposito Durrwell ricorda poi il desiderio di Teresa di lavorare senza mai stancarsi per tutte le anime. Scrive: “Una santa moderna ha espresso con forza che la sua felicità non sarà completa se non nell’ultimo giorno: «Se il buon Dio esaudisce i miei desideri, il mio cielo sarà qui sulla terra fino alla fine del mondo. Sì, io voglio trascorrere il mio celo a fare del bene sulla terra. Io non posso celebrare la mia gioia, non voglio riposarmi finché vi saranno delle anime da salvare … Ma quando l’Angelo avrà detto: “il tempo è compiuto”, allora io mi riposerò, io potrò godere, perché il numero degli eletti sarà completo» (UC)”.

Giudizio finale: “Una giovane e umile, ma sicurissima teologa, Teresa di Lisieux, l’ha detto: «Meritare non consiste nel fare o donare di più, ma piuttosto nel ricevere, nell’amare di più» (Lt 142). E ancora: «Io mi presenterò davanti a Dio a mani vuote» (Offerta…). Quelle mani non sono inerti, sfaccendate sono aperte. Essa accolgono la potenza risuscitatrice”.

Cielo: “Perché il cielo è lo stesso Gesù” (P 40).

Beatitudine: “La beatitudine celeste consiste nel vivere morendo eternamente di amore. Tale fu la passione di amore di Teresa di Lisieux, il cui desiderio supremo fu quello di «morire d’amore». Ciò che lei desiderava come grazia suprema, le fu concesso come grazia quotidiana.

Comunione dei santi: “Possiamo ricordare qui le seguenti parole di Teresa di Lisieux: «Come una madre è fiera dei suoi figli, così saremo noi gli uni degli altri senza la minima gelosia». «Il buon Dio vuole che i santi si comunichino reciprocamente la grazia attraverso la preghiera, affinché in cielo possano amarsi di un grande amore …. In cielo non incontreremo degli sguardi indifferenti, perché tutti gli eletti riconosceranno di essere reciprocamente debitori delle grazia che hanno meritato la loro corona» (UC). “Tutti i santi sono i nostri genitori” (UC).

Insaziabile sazietà: “Il possesso del cielo non estingue il desiderio, ma lo estende” (P 33)

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