Cercare la Gioia che dia senso alla vita; inoltrarsi nel mistero della Luce che compie l’essere e l’esistere; sperimentare il gaudio di un Amore che ci precede, ci trascende, ci supera; riconoscere nelle sfumature quotidiane il respiro eterno da cui siamo generati e da sempre amati; essere canto diuturno di lode, e ancora supplica, invocazione, offerta: questo l’orizzonte ultimo di una chiamata che conduce nell’avventura della sequela nella vita contemplativa; questo il gusto e la bellezza del nostro essere al Carmelo con Dio per il mondo; questo il sapore e il fascino nel nostro piccolo, e talvolta frammentato, tentativo di risposta. Consapevoli di essere da Lui condotte, sperimentiamo una gioia autentica e profonda, unita al vivo desiderio di appartenergli totalmente e al sempre rinnovato impegno della docilità di mente e cuore. Superate resistenze e timori, lasciatevi stringere la mano da Dio perché “grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia” (Sal 126). Così, nella dialettica di dono e compito, nel desiderio e nell’impegno costante di snodare la vita sulle trame di una letizia che sgorga dall’incontro concreto e vitale con Cristo crocifisso e risorto, decliniamo la gioia nella nostra vita.
Procediamo imparando e reimparando continuamente a gustare il piacere delle piccole cose quotidiane che il Creatore mette sul nostro cammino: gioia di vivere per Lui, gioia di un amore consegnato alla santità di Dio; gioia pacificante del silenzio, del contatto con la natura; gioia del dovere compiuto con amore; gioia anche “severa” del lavoro accurato; gioia austera del sacrificio; gioia esigente della condivisione e del confronto, del dono di sé e del perdono ( cf. Gaudete in Domino, n. 1). “Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore” (Sal 36,4). Questa fractio gaudii, è per noi sorgente di luce, talvolta anche flebile, ma già in grado di illuminare le nostre oscurità e i momenti in cui la fiducia può vacillare; è fonte di speranza capace, sempre, di aiutarci a credere che non siamo soli, mai: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Allora ogni occasione diviene ottimo allenamento per imparare a non dribblare o eludere la fatica della vita ma ad attraversarla pian piano, perché il suo estuario sia l’acquisizione di una pienezza di senso per noi e per quanti ci accostano.
Sì, il sentiero della gioia è in salita e certamente facciamo fatica ma le cose grandi non contemplano mai la facilità… La nostra gioia è impegno evangelico, meta di un cammino non privo di tribolazione ma possibile perché sorretto dalla preghiera: “Lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera” (Rm 12,1)La nostra gioia, poi, non ci rende insensibili alla sofferenza di tanti che vicini e lontani partecipano della croce di Cristo, anzi diviene soglia indispensabile per entrare, con più profondità, nella sofferenza altrui; essa, infatti, non si oppone alla compassione ma la nutre, la orienta, la colloca in un orizzonte di speranza e accompagna la nostra e altrui ricerca di Dio attraverso il buio di contraddizioni e paradossi. Due cose diventano, dunque, necessarie: cibo e luce… Eucaristia e Parola. Due mense, per divenire ciò di cui ci nutriamo (Cf. S Leone Magno) … Pane e Parola per lasciarsi trasformare nel dono quotidiano di una vita offerta per amore sino alla fine.
“Chi fa entrare Cristo, non perde nulla, nulla – assolutamente nulla di ciò che rende la vita libera, bella e grande. No! Solo in quest’amicizia si spalancano le porte della vita. Solo in quest’amicizia si dischiudono realmente le grandi potenzialità della condizione umana.” (Benedetto XVI)