«Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo del quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo» (Gal. 6, 14).
Come Paolo trova il tesoro in Cristo crocifisso, così anche la Serva di Dio Teresa Benedetta della Croce, nel secolo Edith Stein, trova la ricchezza della sua vita spirituale non nella sapienza di Cristo, o nella sua potestà e maestà, ma nel mistero dell’umiltà, sofferenza e morte di Cristo in croce. Tale mistero si sforzò di comprenderlo e di viverlo intimamente e profondamente per la salvezza degli uomini e per il popolo dell’antica alleanza. «Non l’umana attività ci salverà, ma soltanto la Passione di Cristo». Così parlò Edith Stein alla priora del monastero del Carmelo di Colonia, dove stava per entrare.
La Serva di Dio nacque, da genitori ebrei, a Breslavia, nella Slesia, il 12 ottobre 1891, ultima di undici fratelli. A due anni rimase orfana del padre, ma, avendo come maestra la pia madre, progrediva nel giudaismo e nelle tradizioni paterne. Adolescente si dedicò con impegno agli studi, ma, mentre frequentava l’Università della sua città, corrotta da forte liberalismo, gradatamente cadde nell’ateismo. Durante il biennio nell’Università di Gottinga, dove studiò filosofia, germanistica e storia, ebbe tra gli altri come professore soprattutto Edmondo Husserl, che seguì all’Università degli studi di Friburgo-Brisgovia, nel 1916, e dove conseguì la laurea in filosofia, summa cum laude. Grandemente stimata dallo stesso professor Husserl, fu scelta come sua assistente nell’insegnamento di filosofia all’Università: cosa che fece ottimamente, pubblicando anche scritti, con i quali il suo nome di studiosa di filosofia fu annoverato tra i dotti. Il molto tempo speso per lo studio di ricerca e scoperta della verità, o della filosofia dell’esistenzialismo, come la chiamano, fu per lei itinerario di ritorno a Dio, a cui forse inconsapevole anelava con tutto il cuore. Non appena incontrò alcuni cristiani e riconobbe in essi dei veri discepoli e testimoni del Vangelo che sapevano trasformare le umane sofferenze in serena e paziente tolleranza, con tutto il cuore si sforzò di conseguire la stessa Verità. Ed ecco che, durante l’estate del 1921, ebbe tra le mani l’autobiografia di Teresa, vergine di Avila, che lesse ininterrottamente dalla prima all’ultima pagina: dopo averla letto per intero, naturalmente con l’aiuto della grazia di Dio, come riferiscono, Edith Stein disse: «Questa è la Verità», e subito per l’incontro con Cristo e la Chiesa pensò di ricevere il Battesimo.
Convenientemente a ciò preparata, il 1° gennaio 1922 divenne parte del popolo della nuova alleanza con l’acqua salvifica del Sacramento e da allora rifulse per fedeltà verso Cristo e la sua Chiesa, dedicandosi con impegno a confrontare ed illuminare la filosofia dell’esistenzialismo con la dottrina di S. Tommaso d’Aquino, applicandosi intensamente allo studio della pedagogia, della vocazione e degli impegni della donna nella società cristiana, comunicando ovunque ed anche all’estero, con pubbliche conferenze, ciò che aveva scoperto. Fu stimatissima insegnante prima a Spira, dove per otto anni insegnò nel liceo femminile delle Domenicane, poi a Münster nell’ Istituto tedesco di pedagogia scientifica, alloggiando nel convitto di religiose chiamato «Marianum»: ovunque risplendendo per pietà, modestia e gentilezza.
Intanto, purtroppo, cominciò ad infuriare il Nazionalsocialismo contro gli Ebrei, ed Edith Stein fu costretta ad abbandonare l’insegnamento. Libera allora da tutti gli impegni, potè raggiungere ciò che già dalla conversione alla fede cattolica aveva desiderato e che aveva in animo, cioè vivere nella clausura la vita carmelitana; tuttavia per il momento non vi era entrata su consiglio dei suoi direttori spirituali, in considerazione di un più utile apostolato nel mondo.
Nel 1933, il 14 ottobre, la Serva di Dio, a 42 anni, entrò nel monastero «Regina Paris» di Colonia, dove poi vestì l’abito delle Carmelitane Scalze, prendendo il nome di Teresa Benedetta della Croce. Pronunciati i sacri voti nel 1935, nel 1938 fece la professione perpetua e prese la velazione. Frattanto, nel 1936, nel giorno in cui rinnovava i voti religiosi, morì la sua diletta madre; ma a questa tristezza seguì la gioia spirituale per il battesimo della sorella Rosa, ricevuto la notte di Natale nello stesso monastero di Colonia.
Non volendo arrecare molestie alla comunità religiosa a causa della sua origine ebraica, la Serva di Dio si trasferì ad Echt, in Olanda, nel monastero dell’Ordine. Il 2 agosto 1942, dai Nazionalsocialisti fu portata via dal suo convento, insieme alla sorella Rosa e, passata per varie prigioni, alla fine fu deportata nel famigerato campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove, verosimilmente il 9 agosto dello stesso anno, fu uccisa nella camera a gas. Durante il tempo che visse nel mondo dopo il Battesimo, la Serva di Dio intraprese la via del raggiungimento della perfezione cristiana, trascorrendo la vita come una religiosa consacrata a Dio; ai lavori scientifici e all’ufficio d’insegnante univa la preghiera e le opere di carità. Avvalendosi di pii e dotti direttori spirituali, come gigante percorreva il cammino spirituale.
Seguire la Sacra Liturgia e vivere di essa, suscitava nella Serva di Dio un’intensa gioia del cuore e della mente. Tutti constatavano che la sua preghiera era ininterrotta, così da sembrare «la chiesa orante». Leggeva assiduamente la Sacra Scrittura ed ogni giorno si accostava all’Eucarestia. Si afferma che già da secolare la Serva di Dio esercitasse perfettamente, straordinariamente e con piacere le virtù cristiane, da raggiungere, nella loro pratica, il grado eroico.
Era così preparata Edith Stein che con gioia e giubilo abbracciò la vita carmelitana e corse al Carmelo come un bambino in braccio alla mamma. La vita comune, l’obbedienza, la povertà, l’astenersi dai suoi abituali studi non le procurarono difficoltà. Per ordine tuttavia dei Superiori, affinchè condividesse con gli altri i tesori della scienza, alle volte si occupava dello studio e dello scrivere libri, in maniera però che la vita religiosa comune non ne venisse a soffrire. L’ultimo suo lavoro dal titolo «La Scienza della Croce», secondo lo spirito di S. Giovanni della Croce, a cui la religiosa stava lavorando, non lo potè terminare; o meglio, ciò che non completò con la penna, in modo mirabile lo espresse con la sua stessa vita e lo consegnò al mondo, con il martirio nel luogo dell’orrore Auschwitz, come sopra è stato ricordato. Essa, infatti, come cattolica discendente da Ebrei, fu deportata dai Nazionalsocialisti per rappresaglia contro i Vescovi Olandesi che avevano pubblicamente condannato la cattura e la deportazione degli Ebrei.
Fedele all’offerta che aveva già fatto della sua vita e che aveva lasciato come testamento scritto, la Serva di Dio umilmente e con gioia subì la croce, accogliendo il martirio come dono divino, per cui potè essere capace della vera scienza della croce, con grande amore rimanendo fedele tranquillamente e coraggiosamente alla volontà di Dio per il suo popolo e per la pace nel mondo.
Da quando fu conosciuta l’atroce e triste morte di Edith Stein ossia Teresa Benedetta della Croce, scaturì sia tra i cristiani che tra i non credenti l’opinione della sua fama di santità ed anche del suo martìrio, meravigliati della fortezza e del coraggio, della somma fedeltà verso Cristo ed il suo Vangelo ed anche del suo costante amore verso il suo popolo, per il quale e con il quale abbracciò la croce.
Per tutti questi motivi si cominciò a pensare di decretare a lei, a buon diritto, gli onori dei Beati. Così, negli anni 1962-1972 fu istruito presso la curia arcivescovile di Colonia il processo ordinario, e le inchieste rogatoriali furono fatte in altre 22 curie ecclesiastiche, esaminando complessivamente 109 testi. Questi processi furono trasmessi a Roma ed il 15 novembre 1985 la Congregazione per le Cause dei Santi emanò il decreto della loro validità giuridica. Già il 10 marzo 1978 la stessa Congregazione, con l’approvazione di Paolo VI, dopo l’esame degli scritti della Serva di Dio, aveva decretato che si poteva proseguire nello studio della Causa. Nel frattempo era pervenuta al Sommo Pontefice una ingente quantità di lettere postulatorie delle conferenze episcopali, di molti uomini e donne illustri per dignità sia ecclesiastica che civile, che esaltavano la fama di santità e di martirio e che chiedevano l’introduzione della Causa presso la Sede Apostolica. Concessa, il 20 maggio 1983, la facoltà di cominciare la discussione sulle virtù prima dei 50 anni dalla morte della Serva di Dio ed entrata in vigore nel frattempo la nuova legislazione sulle cause dei Santi, si tenne, il 28 ottobre 1986, il Congresso Peculiare dei Consultori teologi, presieduto dal Rev.mo Mons. Antonio Petti, Promotore Generale della Fede; seguì, il 13 gennaio 1987, la Congregazione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi, preposti alla Congregazione per le Cause dei Santi, essendo ponente l’Em.mo e Rev.mo Cardinal Mario Luigi Ciappi. In ambedue le riunioni, al dubbio proposto se constava delle virtù eroiche e del martirio e sua causa, i singoli intervenuti espressero il loro giudizio. Accogliendo favorevolmente questi voti, il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II ordinò al sottoscritto Cardinale di redigere il Decreto sia circa le virtù eroiche, sia circa il martirio della predetta Serva di Dio.
Fatto ciò secondo la prassi, convocati in data odierna il sottoscritto Cardinale Prefetto nonché il Card. Ponente della Causa e me Segretario della Congregazione e gli altri riuniti secondo la consuetudine, alla loro presenza, il Beatissimo Padre dichiarò: « Consta sia delle virtù teologali Fede, Speranza e Carità verso Dio e verso il prossimo, nonché delle cardinali Prudenza, Giustizia, Temperanza e Forteto, e di quelle annesse, praticate in grado eroico, sia del martirio e sua causa della Serva di Dio Teresa Benedetta della Croce, al secolo: Edith Stein, monaca professa dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, relativamente al caso e alfine di cui si trattai. Sua Santità inoltre stabilì che il presente Decreto fosse reso pubblico e trascritto negli atti della Congregazione per le Cause dei Santi.
Dato in Roma, il 26 gennaio 1987.
Pietro Card. Palazzini
Prefetto
Traiano Crisan
Arcivescovo tìt. di Drivasto
Segretario