Nella mia angoscia ho gridato al Signore
ed egli mi ha risposto.
Signore, libera la mia vita
dalle labbra bugiarde,
dalla lingua ingannatrice.
Che cosa ti darà,
come ti ripagherà,
o lingua ingannatrice?
Frecce acute di un prode
con braci ardenti di ginestra!
Ahimè, io abito straniero in Mesec,
dimoro fra le tende di Kedar!
Troppo tempo ho abitato
con chi detesta la pace.
Io sono per la pace,
ma essi, appena parlo,
sono per la guerra. (Salmo 119)
Commento
Il salmo presenta un uomo che ha fatto l’esperienza del soccorso di Dio nell’angoscia, e ora, bersagliato da nemici che cercano di creare pretesti per annientarlo, cerca rifugio in lui. Egli vorrebbe la pace con coloro che lo insidiano, ma essi la rifiutano continuando ad aggredirlo spargendo menzogne.
Nessuno lo aiuta, e sgomento dice che, pur vivendo in Israele, vive in Mosoch (popolazione del Caucaso (Cf. Gn 10,2; Ez 27,13; Ez 38,2), o in Cedar (territorio nel deserto Siro). Mosoch e Cedar sono presi come sinonimi di “barbari”; non c’è legge, non c’è diritto a difenderlo, c’è solo la legge del più astuto e del più forte..
Egli, esausto – “Troppo tempo ho abitato con chi detesta la pace” -, si rifugia nel Signore e a lui chiede aiuto: “Signore, libera la mia vita…”. Afflitto, ha una istintiva reazione di rivalsa contro il capo dei suoi oppressori: “Che cosa ti darà, come ti ripagherà o lingua ingannatrice?”, ma sa che solo Dio può reprimere i suoi avversari, e che lo farà: “Frecce acute di un prode con braci ardenti di ginestra!”. “Le braci ardenti di ginestra” indicano frecce arroventate.
Il salmo, con tutta probabilità, è stato composto al tempo degli ultimi re di Giuda, prima della distruzione di Gerusalemme.
Il salmo, pur mettendo in chiaro un accorato desiderio di pace, vede nell’attacco dei Caldei, annunciato dai profeti, un atto della giustizia divina, che punisce la malizia e la prepotenza.