Negli anni in cui Edith Stein, dopo la conversione al cattolicesimo, decise di abbandonare la carriera universitaria e anche lo studio, viveva a Spira insegnando a giovani ragazze. Sulla formazione quindi si concentrarono il suo pensiero e la sua capacità educativa.
Il volume Formazione e sviluppo dell’individualità (Roma, Città Nuova Edizioni ocd, 2017, pagine 274, euro 28) rientra nel piano completo dell’opera steiniana, tradotta e rivista, seguendo l’edizione tedesca edita a cura dell’Istituto internazionale Edith Stein di Würzburg. Si presenta come una silloge degli scritti composti fra il 1926 e il 1933 concernenti la formazione e l’educazione, suddivisi in quattro parti: «Questioni fondamentali della pedagogia»; «Il mandato cristiano della formazione»; «Dibattiti pedagogici tra le due guerre»; «Formazione universitaria cattolica».
I curatori italiani, Angela Ales Bello e Marco Paolinelli, si premurano nell’introduzione di sottolineare che «per un’efficace comprensione del libro è bene seguire l’andamento delle argomentazioni nella suddivisione tematica proposta nella presente edizione. In realtà, non è possibile commentare tutti i saggi in esso contenuti, perché sarebbe necessario scrivere un altro libro, dato lo spessore teoretico delle argomentazioni di Edith Stein, la quale condensa negli scritti qui presenti molte questioni che già aveva trattato nel corso delle sue analisi filosofiche-fenomenologiche: dalla questione gnoseologica a quella antropologica, dalle analisi sull’esperienza religiosa a quelle sulla società e sullo Stato».
Le domande fondamentali incalzano e raccolgono, nel pensiero steiniano, gli eventi dell’epoca storica: vogliono imprimervi uno slancio umano completo, un afflato spirituale reale.
Emergono le due grandi figure che dominano la vita della Frau Doktor: Teresa di Gesù e Tommaso d’Aquino. Un’educatrice straordinaria e un uomo ricco di sapienza.
Afferma la scrittrice: «La meravigliosa attività di formazione della nostra Santa Madre — Edith ormai è diventata la carmelitana Teresa Benedetta della Croce — non è finita con la sua morte. La sua influenza travalica i confini del suo popolo e del suo Ordine, non rimane certamente limitata alla Chiesa ma si propaga anche a coloro che ne stanno fuori». La riflessione filosofica e teologica di Tommaso d’Aquino toccò in tanta profondità le corde del suo essere da indurla a diventare un ponte fra il metodo fenomenologico e la Scolastica.
La meta che la docente si proponeva è delineata chiaramente: «Quando si è riusciti a condurre, attraverso la parola e l’esempio, la giovane anima alla scuola del Salvatore, allora il compito dell’educatore è assolto ed egli, come mediatore, può scomparire».
Il campo allora non è abbandonato ma consegnato in mano al Salvatore «che forma l’anima. Egli apre gli occhi dello spirito, cosicché siano in grado di comprendere ciò che sta scritto e apre le orecchie perché lo intendano e le labbra affinché lo sappiano annunciare, quando dove e come è proficuo che accada».
Giganteggia in questi scritti una donna che seppe educare perché si lasciò educare e in tempi torbidi donò luce a chi l’accostava e la conosceva.
Suor Cristiana Dobner
L’Osservatore Romano