Il Piccolo di Quito
Questo Gesù Bambino si trova nel monastero di Siviglia (undicesima fondazione), fondato nel maggio del 1575 e dedicato a “San Giuseppe del Carmine”. Santa Teresa lo ricevette dai suoi familiari (il fratello, Don Lorenzo con i figli Francesco, Lorenzo e Teresita) di ritorno, dopo 35 anni, dall’America (Ecuador).
Fu portato in monastero dalla nipote Teresita (9 anni) che a suo tempo vestirà l’abito Carmelitano. Morì a san Giuseppe d’Avila nel 1610. Abbiamo scelto questa statua per il 25 ottobre perchè proviene dalle terre di Missione per ricordare il mese missionario.
S. Teresa scriveva: «Dopo quattro anni – mi sembra, anzi, un po’ di più – venne a farmi visita un frate francescano, il cui nome era Alonso Maldonado, gran servo di Dio, che aveva i miei stessi desideri circa il bene delle anime e poteva metterli in pratica, cosa che gli invidiavo molto.
Era arrivato recentemente dalle Indie. Cominciò a raccontarmi dei molti milioni di anime che lì si perdevano per mancanza di istruzione religiosa, ci fece una predica con un’esortazione che ci animava alla penitenza, e poi se ne andò. Rimasi così afflitta per la perdita di tante anime da sentirmi fuori di me. Me ne andai, sciogliendomi in lacrime, in un romitorio: invocavo nostro Signore supplicandolo di darmi il mezzo per poter far qualcosa per guadagnare anime al suo servizio, poiché tante gliene portava via il demonio, e concedermi di operare un po’ di bene con la preghiera, visto che io non sapevo far altro. Invidiavo molto coloro che per amore di nostro Signore potevano dedicarsi alle missioni, anche a costo di affrontare mille morti: mi accade infatti, quando leggiamo nelle vite dei santi che operarono conversioni, di sentire ben più devozione, commozione e invidia per questo, che per tutti i martìri da essi patiti, essendo tale la vocazione che il Signore mi ha dato. Mi sembra infatti che egli ci apprezzi di più se, mediante la sua misericordia, riusciamo a guadagnargli un’anima con i nostri sforzi e con la nostra preghiera, che non per quanti altri servizi possiamo rendergli.
Mentre ero in questa grandissima pena, una notte, stando in orazione, mi si presentò il Signore nella maniera solita e, mostrandomi grande amore, quasi a volermi consolare, mi disse: “Aspetta un poco, figlia, e vedrai grandi cose”. Tali parole restarono così impresse nel mio cuore che non potevo dimenticarle. Quantunque non riuscissi a coglierne il significato – per molto che ci pensassi – e non scorgessi la via o il cammino per far qualche supposizione, rimasi assai consolata e con assoluta certezza che tali parole si sarebbero avverate, ma in che modo non riuscii mai a immaginarlo». F. 1,7