Cercando un “luogo” dove approfondire il mio percorso di discernimento vocazionale sono approdata in un monastero di campagna, nella bassa Maremma. Ho incontrato e condiviso momenti di preghiera, silenzio, riflessione, allegria, con un gruppo di normalissime donne, simpatiche, allegre, fragili e forti…molte di queste giovani, che nella dolcezza e austerità del Carmelo, consegnano quotidianamente la vita a Dio come atto di lode, adorazione e intercessione. Ho assaporato l’incanto e la bellezza di quei giorni come un dono. Porto tutto nel cuore come una “memoria pedagogica”, un ricordo guida. Tutto mi ha aiutato a pensare, a meditare, ad ascoltare!
Anche il più piccolo elemento della terra, è stato per me motivo di riflessione, meditazione, preghiera, un impulso a cercare un Volto e un Nome. Guardavo la vita delle sorelle, il loro normalissimo quotidiano ritmato da preghiera, lavoro, vita fraterna…. Ho affiancato alcune di loro nel lavoro dell’orto … Anche lì. Il Signore mi ha raggiunta…. Rapita dal miracolo del seme che perforando il suolo si affaccia poi come germe, diventa stelo, cresce in tronco e poi si ramifica verso il cielo come albero… vedevo la mia vita, il mio itinerario, la mia ricerca, il mio combattimento…. Vedevo frutti troppo grossi per lo spessore dei rami, a volte attaccati da qualche insetto; una volta arrivò grandine e vento, e poi l’estate senza acqua… Le sorelle solerti intervenivano: piccole canne ben piantate a terra per sostenere i rami, la giusta concimazione, le protezioni, l’irrigazione… Osservavo, e il pensiero andava inevitabilmente alla mia vita spirituale, alla “tensione inquieta” che mi spinge verso l’alto , verso l’Oltre… e agli ostacoli, alle fragilità, alla lotta, agli aiuti che Dio ha posto e pone sul mio cammino.
Un piccolo seme piantato con cura: parabola della mia storia, di un si che voglio dire, per una vita nuova, una vita nello Spirito… La pulsione interiore, l’inquietudine per la quale non mi basta più protendermi sulle cose, sul finito, sul contingente ma mi “obbliga” necessariamente a mettermi alla ricerca dell’infinito, dell’eterno … Dentro mi risuona la Parola:: «Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi» (Gv 15,16). Tuttavia i miei piedi rimangono al suolo, impolverati dalla mia umanità, immersi nella terra della mia storia e delle mie debolezze. Guardo a quei giorni carichi e fugaci e mi sembra di comprendere che la mia risposta al suo appello d’amore ha il suo paradigma nella sua Incarnazione. Credo di intuire che il mio salire verso Dio si può inverare dentro la discesa inevitabile nel grembo della terra della mia umanità, della mia debolezza che posso imparare ogni giorno a consegnare a Dio, perché la renda feconda.
Vedo un cammino arduo ma seducente davanti a me…. colgo che la mia risposta passa necessariamente dal quotidiano esercizio di rottura di ogni legame che ostacola l’unificazione interiore e la tensione verso l’unione con Dio. Penso a quella comunità di sorelle, e mentre mi accingo a dire il mio si, invoco il dono di un cuore che impara ad affidarsi all’azione dello Spirito, che non perda mai la tensione della ricerca del Suo volto, che si lasci, sempre più docilmente, assorbire e trasformare dal Suo amore creativo.
Monastero Janua Coeli