Sorridente tra i suoi poveri di Calcutta, mentre parla ai potenti della Terra all’Onu, al fianco di Giovanni Paolo II in Vaticano. Sono alcune delle istantanee della straordinaria vita di Madre Teresa che dalle chiese alle strutture caritative, dai giornali ai social network vengono proposte e riproposte per la Canonizzazione della “piccola matita nelle mani di Dio”, come Madre Teresa amava definirsi.
Il grido di Gesù sulla croce, “I thirst” (“Ho sete“, Gv 19, 28), che esprime la profondità del desiderio di Dio dell’uomo, è penetrato nell’anima di Madre Teresa e ha trovato terreno fertile nel suo cuore. Placare la sete di amore e di anime di Gesù in unione con Maria, Madre di Gesù, era divenuto il solo scopo dell’esistenza di Madre Teresa, e la forza interiore che le faceva superare sé stessa e “andare di fretta” da una parte all’altra del mondo al fine di adoperarsi per la salvezza e la santificazione dei più poveri tra i poveri.
Colpisce, ma fino ad un certo punto, la scelta delle sue Missionarie della Carità che festeggiano l’evento nella massima semplicità. A Calcutta, le suore di Madre Teresa il 4 settembre celebrano “solo” una Messa per la loro Fondatrice, dopo aver assistito in tv alla celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco. Gioia e gratitudine per la Canonizzazione sono il binomio comune in ogni luogo dove sono presenti le Missionarie della Carità, dalle più centrali alle più remote: da San Gregorio al Celio, la umile casa dove Madre Teresa si riposava quando veniva a Roma al Vietnam, dove la Santa si recò in visita ben cinque volte.
Madre dei poveri, promotrice della dignità della persona, fin dal concepimento, ma anche leader mondiale capace di mettere insieme parti in conflitto e risolvere controversie apparentemente inestricabili. Un impegno a tutto campo che le valse il Nobel per la pace nel 1979 e che viene ora ricordato alle Nazioni Unite con una esposizione, promossa – in questi giorni – dalla Missione permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro. Proprio qui, nel 1985, presentandola all’Assemblea delle Nazioni, il segretario generale dell’epoca Pérez de Cuéllar affermò: “Lei è molto più importante di me e di tutti noi. Lei è le Nazioni Unite! Lei è la pace del mondo!”.