La castità, più che una singola virtù, è uno stile di vita, e ha una gamma di manifestazioni che vanno al di là della sfera propriamente sessuale. È una questione di cuore, di purezza di cuore. In particolare, la purezza riguarda quel rapporto interpersonale, unico e specifico, che è il rapporto affettivo tra le persone. La purezza riguarda l’amore. Nel linguaggio umano e soprattutto nel linguaggio biblico il cuore è il centro della persona. Lì maturano le scelte importanti della vita, lì ognuno ritrova se stesso e la propria identità, lì ogni persona decide di sé, nel suo rapporto con gli altri, col mondo e con Dio. Dalla dimensione interiore e spirituale dell’uomo, dalla sua anima e dal suo cuore derivano i desideri e le azioni buone o cattive. S. Agostino definisce la castità come “l’amore ordinato (amor ordinatus), che non pospone le cose grandi alle minori”.
La castità non è riservata solo ai celibi consacrati, ma riguarda ogni battezzato, quale che sia lo stato di vita in cui si trova. Per il secolare consacrato, vivere la castità nel celibato significa incarnare il Vangelo nell’oggi della storia. Annunciare la Bellezza di Dio, mettere al centro le Beatitudini, contraddicendo la logica del mondo e, con l’aiuto del Signore, della Madonna e dei santi, si impegna a vivere la sua “chiamata ad essere, in ogni tempo e contesto sociale, profezia del primato di Dio e dei beni futuri” (VC 85). Si tratta di una chiamata specifica che come risposta esige il dono di tutto se stesso, rinunciando alla propria volontà e ai propri attaccamenti per vivere un amore totale e totalizzante, come quello di Gesù. Il voto di castità è per il secolare, il legame più completo che unisca a Dio. È il voto centrale e il segno più significativo perché sigilla un rapporto di amore con Dio e con i fratelli. Si tratta di un amore casto, appunto, un amore puro e fecondo perché concepito nell’amore di Dio. Rinunciare al rapporto coniugale, non significa rinunciare alla vita ma significa vivere la vita nella pienezza dell’amore, come l’ha vissuta lo stesso Gesù. Un amore fecondo che non esclude una maternità e una paternità spirituale. Amico e fratello di tutti, come Gesù, il celibe consacrato dona la propria disponibilità con amore gratuito, senza aspettarsi il contraccambio, per il sommo bene delle anime: la salvezza. Questo significa vivere il celibato consacrato in castità, per il Regno.
La castità non è uno stato ma è uno stile di vita in divenire. Occorre fare un duro lavoro su se stessi che non può prescindere da un profondo radicamento in Cristo. Lui è il modello: è amico di tutti, non ha dove posare il capo, frequenta tutti con amicizia, beneficando tutti, senza preferenze e dona tutto se stesso fino a donare la sua vita. Solo con Lui si possono superare amori devianti, e seguire con perseveranza un cammino ascetico per assumere uno stile di vita interiore ed esteriore caratterizzato dalla trasparenza di Lui. Questo implica un dono di sé, spirituale e morale, senza cercare un vantaggio reciproco. Un dono delle più elevate dimensioni. In questo dono generoso l’amore arriva fino a dimenticarsi di sé e sacrificarsi per la persona amata. Un amore che trascende i propri bisogni e va al di là di se stessi, per amare gli altri. Si tratta di un bene che è di Dio, anzi, che è Dio stesso, perché Dio è amore (1Gv 4,16).
La nostra vita è piena di relazioni e non è facile amare senza aspettarsi una ricompensa. Per sua natura stessa, l’amore esige una certa reciprocità. “L’amore non si può comandare; è in definitiva un sentimento che può esserci o non esserci, ma che non può essere creato dalla volontà” scrive Benedetto XVI nella lettera Enciclica Deus Caritas Est. Tuttavia, questo alto ideale non è una follia se confidiamo nel Signore che ci dona la grazia necessaria. “L’amore è possibile – dice ancora il Papa – e noi siamo in grado di praticarlo perché creati a immagine di Dio. Vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo, ecco ciò a cui vorrei invitare con la presente enciclica” (Deus Caritas Est 39). La purezza del cuore è la purezza dell’amore che ama nella verità. Solo riponendo in Lui tutte le aspettative potremo vivere nella verità i nostri rapporti e relazioni con il prossimo. San Pietro infatti scrive: “Dopo aver santificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri” (1Pt 1,22). Nella Prima Lettera di Giovanni, dice sempre il Papa, “Viene sottolineato il collegamento inscindibile tra amore di Dio e amore del prossimo. Entrambi si richiamano così strettamente che l’affermazione dell’amore di Dio diventa una menzogna, se l’uomo si chiude al prossimo o addirittura lo odia”. (Deus Caritas Est 16).
Gestire l’amore umano, l’affettività, i sentimenti, costa grande fatica. Spesso questo amore, che comprende anche bisogni naturali e legittimi, è malato ed è deviato dalla concupiscenza dei sensi, dal desiderio di essere considerati e capiti, dal bisogno di esclusività nelle relazioni, dall’istinto di possesso quando non sia anche di dominio, da vittimismo. Questi sono tutti ostacoli alla purezza e alla castità. Certi rapporti cosiddetti “fusionali” (rapporti che si instaurano tra due o più persone e che sono saturanti, che bastano a se stessi), creano dipendenza e tolgono la libertà. Questi rapporti creano legami che spesso si rischia di non riuscire più a scindere se non con fratture spiacevoli. Amare castamente è anche liberare l’altro da se stessi. Quando non si sa lasciare l’altro si rischia di impedirgli il cammino. Per esempio i genitori con i figli, i formatori con i formandi ecc. L’amore casto qualche volta può essere attraversato anche da tensioni e conflitti. La castità esige anche di uscire da una mentalità di onnipotenza, di rinunciare alla propria autonomia narcisistica che fa credere di bastare a se stesso. È necessaria quindi, con l’aiuto di Dio, una vigilanza continua e una costante preghiera con la quale chiediamo a Dio ciò che noi non possiamo fare a causa della nostra debolezza: “Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione, lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt 26,41). E affrontare con costante impegno il combattimento spirituale “Se con l’aiuto dello Spirito, fate morire le opere della carne – scrive Paolo – vivrete». La purezza, infatti, è “frutto dello Spirito”, cioè, dono di Dio, molto più che frutto del nostro sforzo, sebbene anche questo sia indispensabile. Quando Dio riempie tutti gli ambiti della nostra persona, allora non perderemo nulla di ciò che possono essere gli interessi e i bisogni legittimi della nostra vita. La sessualità, la sfera sentimentale, la gratificazione fisica, morale, psicologica troveranno soddisfazione alla fonte del Creatore stesso, che li orienterà nella verità dell’essere, umano, e spirituale. Se noi gli facciamo spazio, Lui entra nel nostro cuore per introdurci nel suo cuore, cioè per stabilire con noi una profonda intimità, uno scambio di vita, un reciproco e intimo rapporto di amicizia. Dio è amore e nel comunicare con noi non può fare altro che darsi come amore. Dio si fa presente amando e ci insegna ad amare come ama Lui, del suo stesso amore. Ci rende capaci di rapporti e relazioni pure, di attenzione, rispetto, discrezione, riserbo, pudore. Capaci di dare amore e di accogliere con semplicità e purezza, l’amore del prossimo come dono di Dio.
Non un Dio, dunque, che domina e incute timore con la sua maestà e potenza, ma un Dio che seduce, che chiama, che avvince e trascina in una sublime vicenda di comunione sponsale. Se l’anima entra nel Cuore di Dio attraverso l’intimità dell’amicizia, diventa partecipe di tutte le sollecitudini del suo Sposo. Pieni di Lui sapremo amare tutti in modo puro, senza preferenze. Questa non è un’illusione spirituale, come può pensare il mondo. L’amore di Dio agisce concretamente nell’essere, nelle strutture fisiche e psichiche, rispettando i personali valori e bisogni, ordinati alla libertà di vivere un amore virtuoso, puro, radicale. Per vivere il voto di castità come deve essere vissuto è necessaria una maturità umana che si acquista con tanto impegno, lotte, studio, preghiera, e una continua crescita nella carità cristiana. La carità praticata e vissuta con amore favorirà pian piano il distacco da se stessi e dalle proprie esigenze e aspettative di gratificazione. Perché la carità ha tutte le caratteristiche dell’amore casto: “la carità è paziente, è benigna la carità; la carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità; tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” ( 1Cor 13,4-7).
Ama la castità chi sa amare. L’essenziale è quindi imparare ad amare. Amare Dio, amare la preghiera, amare i fratelli e le sorelle accettando la loro differenza, i loro limiti, senza avanzare pretese o mostrare volontà di controllo e di possesso nei loro confronti. Così si arriva ad amare con libertà si diventa liberi per l’ascolto disinteressato degli altri, più aperti alle relazioni con gli altri, in purezza di cuore, lasciando trasparire Dio che è il suo unico interesse.
Per custodire la castità è necessaria una profonda vita spirituale, nutrita da una costante preghiera, nella fedeltà alle pratiche di pietà. la meditazione assidua della Parola di Dio, la recita dell’ufficio divino, il Santo Rosario, la partecipazione alla Santa Messa, la Comunione Eucaristica e l’adorazione. La fedeltà ai propri impegni di preghiera, vissuta con vero spirito di fede e amore, contribuisce alla perseveranza non solo della castità consacrata, ma anche di tutti i santi propositi. Per vivere la propria consacrazione, al consacrato secolare è indispensabile una vita eucaristica e mariana. Nell’Eucaristia, si crea una stretta relazione tra il corpo di Gesù e il nostro corpo. Ecco il vero volto della santità che la vergine consacrata è chiamata a rendere presente negli atti della vita quotidiana, che noi chiamiamo virtù. Dall’Eucaristia possiamo attingere ogni virtù. Santa Caterina da Siena scrive: “Tu vestimento che ricopre ogni mia nudità. Tu cibo che pasci gli affamati con la tua dolcezza. Tu sei dolce senza alcuna amarezza. O Trinita eterna!” (Dialogo della Divina Provvidenza).
La Vergine Maria, la tutta santa, sarà la guida che ci porta a Gesù. In Lei si adempie pienamente la beatitudine di Gesù: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8). Con il sostegno di Maria possiamo conservare o ritrovare la purezza del cuore, che ci fa capaci di adorare Dio in spirito e verità e di riconoscere la sua bontà nel volto di Gesù Cristo. Maria ci aiuta a diventare persone che amano. La verginità della sua fede, del suo spirito, del suo cuore e del suo corpo ci esorta ad affidarci totalmente, come lei, all’amore di Dio e a crescere nella carità fino all’ultimo respiro della nostra esistenza in questo mondo. Con Benedetto XVI invochiamo la Madonna con questa bella preghiera: “Santa Maria, Madre di Dio, tu hai donato al mondo la vera luce, Gesù, tuo Figlio – Figlio di Dio. Ti sei consegnata completamente alla chiamata di Dio e sei così diventata sorgente della bontà che sgorga da Lui. Mostraci Gesù. Guidaci a Lui. Insegnaci a conoscerlo e ad amarlo, perché possiamo anche noi diventare capaci di vero amore ed essere sorgenti di acqua viva in mezzo a un mondo assetato” (Deus Caritas est 42).
Maria Caterina Muggianu