Ricordare San Pio da Pietrelcina (1887-1968) è certamente motivo di grande gioia per la Chiesa intera. Sacerdote, cappuccino, esorcista, grande devoto di Maria, stigmatizzato, santo: questi solo alcuni dei grandi doni che Dio ha donato al frate cappuccino per la salvezza delle anime. Visse una vita povero, casto ed obbediente alla scuola del Cristo sofferente. Dotato di una salute costantemente minata da vari mali, non si risparmiò per il bene delle anime. Tante le persone a lui vicinissime: dal cardinale Lercaro che più di una volta scese a San Giovanni Rotondo a benedire la Casa Sollievo della sofferenza a Pietro Valdoni, illustre clinico e fondatore della Scuola chirurgica dell’Università degli studi di Roma che di lui disse che non si poteva spiegare come, oltre alle doti di religioso e mistico, quest’uomo perdeva una tazza di sangue al giorno. Per la scienza era una domanda senza risposta. Per Dio no.
Ma di Padre Pio, oltre ai tanti aneddoti che si potrebbero raccontare, ci piace ricordare le tappe fondamentali del suo cammino mistico giacchè quelle della sua esperienza umana si possono racchiudere in poche battute. Nasce a Pietrelcina nel 1887 da una famiglia di piccoli agricoltori ma con una grande fede. Prestissimo sentì la chiamata alla vita francescana. La madre, mentre il piccolo Francesco (questo era il suo nome, prima di mutarlo in Pio secondo l’uso cappuccino) gli disse: “se Francesco ti chiama devi andare”. Così fece. Seguì tutto il corso di studi della sua Provincia monastica: Morcone; Sant’Elia a Pianisi; Serracapriola; Foggia. Ordinato sacerdote, qualche anno dopo, fu inviato a San Giovanni Rotondo e qui incontrò il Signore il 25 settembre del 1968.
Il fatto che più sorprese della sua esperienza mistica, fu la stigmatizzazione. Dal 1918, il Signore gli impresse nel corpo quei segni che il Redentore aveva subito per amore dell’umanità. Padre Pio portò su di se le sacre stigmate, per ben 50 anni e miracolosamente scomparvero dal suo corpo poche ore prima della sua morte. Il Signore quando nel 1918 gli aveva concesso questo dono gli predisse che li avrebbe portati per mezzo secolo. E così fu. Sofferenze, umiltà e privazioni di sorta insieme a tribolazioni e vessazioni demoniache non fermarono il cappuccino nella sua missione di riportare anime a Dio. Passava quasi tutta la giornata nel confessionale e per confessarsi da lui bisognava attendere diverso tempo, in quanto molti accorrevano a quel luogo di misericordia per trovare quella pace che solo Dio può donare.
Sant’Agostino scrisse nelle Confessioni, “cor nostrum inquietum est donec in te requiescat”. E Padre Pio di questa era intermediario.
Amico di santi quali don Luigi Orione, il beato Giacomo Alberione e tanti altri che a lui si rivolgevano, ebbe una grande umiltà su se stesso: stava sempre all’ultimo posto. Amò l’ordine cappuccino con un amore forte, intenso ed unico. Negli anni del post Concilio rimase coerente con la regola professata da giovane, per la sua profonda coerenza e l’amore che portava verso San Francesco. Si uniformò sempre alle decisioni della Chiesa che chiamava Madre. Di lui ebbe grande stima San Giovanni Paolo II il quale lo proclamò beato e che da giovane sacerdote incontrò per chiedergli una grazia per una madre di famiglia, malata di tumore. Il santo del Gargano si affidò alla Madonna e la donna miracolosamente guarì. Questo rimase impresso sempre in Karol Wojtyla che avallò la santità di questo testimone di Cristo.
Padre Pio visse, in un secolo colmo di dolore (due gurerre mondiali, la Rivoluzione russa, la colonizzazione dell’Africa, la ricostruzione dell’Europa post bellica) soccorrendo l’uomo in tutte le sue necessità. Mai si è tirato indietro ma ha portato su di sé, il dolore del mondo inserendolo nel piano redentivo di Cristo. Cosa altro aggiungere di quest’uomo? Nulla. Pochi mesi prima di morire una sua figlia spirituale gli chiese: “Padre dove la troveremo ora che sta per lasciarci?” e lui rispose che era necessario recarsi davanti al Tabernacolo. E troveremo non solo una risposta, ma l’abbraccio di un padre.
ACI Stampa