A partire dal 1919 le Carmelitane di Lisieux avevano commissionato allo scultore Lucien Alliot un gruppo di statue per l’altare maggiore della chiesa del monastero, gruppo che fu installato nel 1923 in vista della beatificazione. Si tratta della stessa immagine che è stata posta nello stesso anno sullo Stendardo della Beatificazione ma con un’aggiunta.
Nel gruppo scultoreo infatti, dietro la scena di Teresa inginocchiata ai piedi della Vergine che tiene sulle ginocchia il bambino Gesù (con tutte le figure disposte su un’enorme nuvola), è stata aggiunta una grande croce ben elevata. All’incrocio dei bracci della croce, attorniato da tre teste alate di angioletti, è affisso il velo del Volto Santo dal quale si dipana un lungo panneggio che scende fino alle mani della Vergine e del bambino che lo sorreggono per tenerlo aperto e raccogliere le rose che cadono dal Volto Santo. Teresa afferra con la mano sinistra dal drappo queste rose e con il braccio destro disteso verso il basso le lascia cadere sul globo terrestre sottostante, ormai riempito di rose. Questa iconografia oltre alla classica “pioggia di rose” rappresenta i due titoli religiosi di Teresa: “del Bambino Gesù del Volto Santo”. Sull’arco sovrastante la nicchia che accoglie il gruppo marmoreo c’è la scritta “Voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra”, identificando pertanto la realizzazione di questo desiderio con la famosa “pioggia di rose”. Oggi a Lisieux questo gruppo marmoreo non è più visibile in seguito ai lavori di adeguamento dell’altare secondo la riforma liturgica del Vaticano II realizzati negli anni 1969-1970.
Quando nel 1927-28 si progettò per il Santuario di Santa Teresa del Bambino Gesù di Verona il nuovo altare maggiore, si dovette unire l’antico titolo della chiesa, dedicato alla Santa Famiglia e risalente al 1905 quando l’edificio fu costruito, con quello del neo proclamato “Santuario” della piccola Santa di Lisieux. Così ci si ispirò al modello del gruppo marmoreo dell’altare della chiesa del monastero di Lisieux, ma si sostituì la grande croce elevata con un san Giuseppe, in piedi che tiene il classico giglio. Rimase, sempre su una grande nuvola, la scena di Teresa inginocchiata ai piedi della Vergine che tiene sulle ginocchia il bambino Gesù ma con la modifica che le rose è il piccolo Gesù a porgerle alla Santa perché le sparga a sua volta sulla terra, rose raccolte dal bambino in una parte del mantello della Vergine che questa tiene appositamente aperto con il braccio destro mentre sostiene con l’altro il figlioletto. Con questi particolari si è tornati all’iconografia dello Stendardo della beatificazione. La Santa Famiglia e santa Teresa – nel monumentale gruppo di legno colorato, opera dello scultore della Valgardena Vincenzo Moroder, collocato nel 1929 sull’altare maggiore sotto un enorme baldacchino marmoreo ideato secondo le linee gotiche delle Arche scaligere di Verona – condividono ormai il titolo della chiesa-santuario di Tombetta, anche se col tempo il primo si è perso nella memoria della gente a favore del secondo, il solo ad essere ricordato anche oggi.
Tuttavia ancora nel 1979 quando si chiede allo scultore Luciano Carnessali di realizzare il portale in bronzo dell’ingresso principale della Basilica tutti e due i titoli della chiesa, la Santa Famiglia e santa Teresa del Bambino Gesù (“e la sua pioggia di rose”), sono rappresentati. Se a sinistra sul portale è evidente la Santa Famiglia con Gesù fanciullo che aiuta san Giuseppe nell’arte del falegname, a destra il popolo di Dio chiede e ottiene la pioggia di rose (infatti una madre col bambino, un vescovo e un fanciullo in primo piano sono in atteggiamento orante mentre in secondo piano diversa gente ha le mani alzate per afferrare al volo le rose che cadono dal cielo). In alto è raffigurata Teresa che col braccio sinistro teso verso Gesù indica ad alcuni bambini la piccola via dell’infanzia spirituale mentre col braccio destro teso verso il basso evoca l’attitudine di spargere rose. Ma tra Teresa e Gesù la scena è riempita da bambini che giocano saltando la corda (o dondolandosi su un cavalluccio) e da bambini che seguendo l’indicazione di Teresa si avvicinano a Gesù che li abbraccia, prendendone uno piccolo sulle ginocchia, e li benedice (cf. Mt 19,13-15; Mc 10,13-16; Lc 18,15-17).
Questa scena evangelica è stata più volte raffigurata nel Santuario di Tombetta, quasi sempre con la caratteristica che è Teresa ad accompagnare i bambini o le “piccole anime” da Gesù, che sia adulto che li benedice oppure piccolo bambino deposto nella mangiatoia circondato dai personaggi classici del presepio a Betlemme. Inoltre a volte i bambini sono di diversa etnia, europea, americana, africana, asiatica, non solo perché il messaggio della piccola via è destinato a tutti ma sopratutto perché Teresa è stata proclamata nel 1927 Patrona universale delle missioni cattoliche. E anche in queste diverse scene compaiono (quasi) sempre le “rose”… è il marchio di fabbrica del Santuario di Verona Tombetta: dove c’è santa Teresa del Bambin Gesù c’è anche la sua “pioggia di rose”, donate da Gesù a Teresa e ai bambini o donate da Teresa insieme ai bambini a Gesù.
Padre Ermanno Barucco ocd