La “santa invidia” degli angeli

Santa Teresina del Bambino Gesù sviluppa l’idea della “santa invidia” degli angeli. In una poesia dedicata a Santa Cecilia, un serafino spiega questo mistero a Valeriano: “Io affondo nel mio Dio, contemplo il suo incanto, / ma per Lui non posso né soffrire né immolarmi; / nonostante il mio grande amore,non posso morire per Lui, neanche piangere o dare per Lui il mio sangue…/ La purezza è brillante patrimonio dell’angelo, / la sua gloria smisurata non soffrirà mai eclissi. / Sui serafini avete il grande vantaggio / di soffrire e di essere puri, voi mortali” (Poema 3). Un altro serafino, che contempla il Bambino Gesù nel presepe e il suo amore sulla Croce, grida all’Emmanuele: “Ah, perché sono un angelo, / incapace di soffrire? … / Gesù, per uno scambio santo voglio morire per Te!” (Gli angeli alla culla di Gesù).

In una delle sue lettere scrive: “Il mio alleluia è impregnato di lacrime… Bisognerà compatirti qui in basso quando là in alto gli angeli si congratulano con te e i santi ti invidiano? La tua corona di spine li rende gelosi. Ama, quindi, queste punture come doni d’amore del tuo sposo divino” (Lettera 120, 23 settembre 1890).

Santa Teresina ha scritto all’angelo custode questo canto:

O tu che attraversi lo spazio
più luminoso del lampo,
ti chiedo di volare al posto mio
da coloro che mi stanno a cuore.
Con le tue ali asciuga le loro lacrime,
canta loro la bontà di Gesù.
Canta loro che la sofferenza ha la sua grazia,
e a bassa voce sussurra il mio nome.

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