«Una piccola creatura dentro la pancia della sua mamma, due mesi e mezzo dal concepimento: gli batte il cuore, ha tutti gli organi, già si ciuccia il dito. Unica e irripetibile. Basta guardarla per vedere una verità luminosa. E intorno servirebbe silenzio. Invece che urla, silenzio. Tutti dovremmo fermarci e guardarla, senza fiatare.
Ma non è facile. Perché ci sei anche tu a guardarla, tu che non ce l’hai fatta, a farla crescere in te. Tu che hai avuto terrore di quanto questa creatura avrebbe sconvolto la tua vita. Tu che non era il momento giusto, non era il papà giusto, non era l’età giusta, non avevi i genitori giusti, non c’erano i soldi giusti. Tu che eri sola a volerlo mentre tutti intorno a te si affollavano per dirti che no, non dovevi. Tu che non sapevi dove sbattere la testa. Tu che per riuscire ad abortire e a sopravvivere ti sei detta che era un grumo di cellule ma poi non si sa quante volte hai calcolato l’età che avrebbe avuto oggi, e ti sei immaginata la tua vita se non l’avessi fatto.
Non è facile. Non so come farai a guardarlo questo manifesto. Perchè è un cazzotto sullo stomaco, per te. È la gigantografia di un dolore. È un incubo che si materializza sulla curva di una strada. Quando penso a te, mi vengono mille pensieri. È giusto ricordarti cosa hai perso? Così, mentre passi e ti torna su tutto?
Non lo so.
E allora voglio dirti che questo manifesto non è un dito puntato contro di te, che per te c’è un abbraccio sconfinato, che tu sei mamma e sarai mamma per sempre. Il tuo dolore già parla di un amore grande, che ha capito, anche se non può più tornare indietro. Ti auguro di incontrare un cuore pieno d’Amore e due braccia vere nelle quali piangere, riposare e restare. Ti auguro di riuscire a gridare quanto ti dispiace non avercela fatta e di sapere con assoluta certezza che sei amata e perdonata.
Coraggio mamma! Tu sarai mamma per sempre della meravigliosa creatura che c’è su quel manifesto.
E non è facile neppure per te che guardi quel manifesto e che ti senti ribollire il sangue ed esplodere di rabbia. Tu che non riesci neanche ad avvicinarti al tuo dolore, perché l’hai coperto di diritti, autodeterminazione, libertà, proprietà del tuo corpo. L’hai fatto così bene e per così tanto tempo che davvero non senti più niente. E accusi, urlando. Proverò a reggere la tua rabbia, ma non smetterò di raccontare quanto è bella e preziosa quella creatura. Cercherò di farlo tenendo conto di tutte voi. Vi porto nel cuore.
E poi è sempre meno facile perché ci sono le barricate: la rabbia di chi pensa di essere attaccato, contro la rabbia di chi pensa di difendere: sarcasmo, insulti, maledizioni reciproche, odio, quasi una guerra. “Magari le vostre madri vi avessero abortito”, “maledette, bastarde assassine”, “possiate crepare all’inferno”… e un po’ ti vergogni di certi scomodi compagni di viaggio… ma chi l’ha detto che il viaggio sarebbe stato facile?
No, non è facile. Ma questo manifesto è il racconto di una bellezza e di una verità scritte sui libri di medicina e nel profondo dell’animo umano.
Un racconto per tutti i bambini e le bambine, le ragazze e i ragazzi, gli uomini e le donne che, passando, lo guarderanno. Si chiama VITA. Splende da sola, straordinaria, luminosa. Questo racconto restaura la tenerezza, l’istinto di protezione e di cura, il senso della maternità e della paternità, l’amore.
In silenzio, guardiamo la VITA.
Una mamma».