Nell’Antico Testamento l’arcobaleno è presente nelle tre parti che lo costituiscono: Pentateuco, Profeti e Scritti, e, per il Nuovo Testamento, nell’Apocalisse.
Nella Bibbia l’arcobaleno appare, per la prima volta, dopo il diluvio universale che purifica e ricrea l’umanità peccatrice (Gen 9,8-12).
Esso è il segno della prima alleanza (berit) – descritta nella
Bibbia in forma esplicita – che Dio tramite Noè (Gen 9, 8- 12 ) stipula con tutta l’umanità.
L’arcobaleno pur apparendo dopo la tempesta che provoca terrore e anche morte, è sempre simbolo positivo che manifesta che Dio ama e affronta gli aspetti negativi della realtà e del cuore dell’uomo.
Se necessario purifica, ma prendendosi cura della creature cui dona la vita. Inoltre l’arcobaleno impegna Dio a favore dell’umanità: «L’arco sarà sulle nubi, e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che sulla terra» (cfr. Gen 9,13-15).
L’arcobaleno è anche simbolo dello splendore e della gloria di Dio. Con questo simbolo si apre il libro del profeta Ezechiele, il quale vede uno splendore simile a quello dell’arcobaleno fra le nubi di un giorno di pioggia: «Era circondato da uno splendore simile a quello dell’arcobaleno fra le nubi in un giorno di pioggia. Così percepii in visione la gloria del Signore» (cfr.1,27-28). L’arcobaleno cui il profeta si riferisce potrebbe alludere a quello apparso dopo il diluvio, perché entrambi sono segno dell’impegno di Dio verso gli esseri viventi, cui vuole dare salvezza.
L’arcobaleno simbolo di splendore è presente nel libro del Siracide: «Osserva l’arcobaleno e benedici colui che lo ha fatto: quanto è bello nel suo splendore! Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, lo hanno teso le mani dell’Altissimo» (Sir 43,11-12; cfr. 50,5-7). L’arcobaleno di Gen 9, 13.16 è segno per Dio, il quale guardandolo ricorda il suo patto d’amore verso l’umanità; nel Siracide è un segno per l’uomo che in questo fenomeno celeste percepisce la gloria del Signore e lo glorifica.
L’Apocalisse di Giovanni, per due volte, ispirandosi al profeta Ezechiele, esprime l’irruzione del divino nella storia con il simbolo dell’arcobaleno. Il veggente vede «Colui che stava seduto era simile nell’aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile nell’aspetto a smeraldo avvolgeva il trono» (4,3). Il veggente vede un «angelo possente, discendere dal cielo» con «l’arcobaleno sul capo» (cfr. Ap 10,1) per attuare il piano di salvezza di Dio.
L’arco l’arcobaleno, nelle culture antiche era anche immagine di guerra tra due parti rivali o nemiche. La parola ebraica qešet’ – “arcobaleno” – indica, di solito, un’arma e per questo a volte è tradotta con ‘arco sulle nubi’. Questa formula potrebbe dare l’idea di un Dio guerriero. Numerosi testi dell’Antico Testamento che utilizzano questo linguaggio presentano Dio che impugna l’arco (cfr. Sal 7,13-14; Lam 2,4; 3,12; Ab 3,9). Il fatto, però, che l’arco sia sulle nubi suggerisce che non si tratta di arma da guerra. L’ ‘arco sulle nubi’ indica il perdono, la pace e l’impegno di Dio verso di noi.