Aveva 14 anni quando fu internata nel campo di Auschwitz, dove tre mesi dopo fu uccisa con un’iniezione di fenolo al cuore. Era il 12 marzo 1943 e Czeslawa Kwoka, prigioniero numero 26947, era entrata con un triangolo rosso, quello dei prigonieri politici, perché il 15 agosto 1928 era nata a Wólka Zlojecka, un villaggio della regione Zamosc, terra polacca di destinazione tedesca, anzi nazista.
Di quel suo breve tempo nel campo di sterminio restano gli scatti del suo volto. Li ha fatti un altro prigioniero, Wilhelm Brasse, numero 3444, fotografo al campo dal 1940 al 1945. Czeslawa ha il volto ferito, perché il giorno prima è stata picchiata dalle guardie. E’ ritratta di profilo, a 45 gradi, e di fronte, con i capelli cortissimi.Dopo 75 anni l’artista brasiliana Marina Amaral ha colorato quel volto. Guardarla così, con il fazzoletto in testa e gli occhi grandi e trasparenti, è toccare con mano Czeslawa Kwoka e i suoi 15 anni e tutta la tragedia del potere criminale che annienta e ferisce e stermina gli esseri umani.
Amaral è una colorista, rende con maestria a colori il bianco e nero della fotografia del passato e così la capovolge nel presente. Tempo fa ha fatto una simile operazione con alcuni scatti dello Sbarco in Normandia. Il suo risultato è l’iperrealismo, che nel caso di Czeslawa diventa scioccante.
Altri scatti colorati sono quelli della madre della ragazzina, Katarzyna Kwoka, prigioniero numero 26946. Internata con lei, morì un mese prima della figlia. La serie di fotografie e colorazioni è stata twittata in questi giorni dall’account dell’Auschwitz Museum per della ricorrenza della morte di Czes?awa Kwoka. Il fotografo, un sopravvissuto, l’ha ricordata in un documentario a lui dedicato nel 2005, mostrando le foto. La racconta come una ragazza terrorizzata che non capiva che cosa le stesse accadendo e non parlava tedesco, che fu picchiata con un bastone da una kapò di fronte ai suoi occhi.