C’è una vicenda della vita di Santa Teresa di Calcutta sconosciuta ai più. A me l’ha riferita anni fa un amico albanese a cui avevo chiesto ragguagli sulle visite di Madre Teresa al suo paese d’origine, per un articolo che stavo scrivendo su Pjetr Arbnori, eroe albanese, cattolico, soprannominato “il Mandela dei Balcani” per essere sopravvissuto a quasi 29 anni di detenzione nel gulag.
Riferisco le cose come le visse il mio amico, Marcel, che iniziò a raccontarmi a partire da un episodio del settembre 1985, quando si trovava sotto le armi. Era in un reparto mal equipaggiato e disarmato, il più umile dell’esercito albanese, perché fatto di uomini considerati pericolosi per il regime. Il dittatore Hoxha era morto l’11 aprile, ma il regime perdurava e impiegava i soldati nella costruzione di bunker, tunnel e trincee per difendere la patria dai nemici. Un giorno arrivò nel reparto un soldato che era stato espulso dalla Guardia della Repubblica, il corpo più prestigioso dell’esercito, costituito da uomini scelti e fidatissimi. Perché era stato punito in questo modo?
«Tutti noi avevamo paura che fosse una spia – racconta Marcel – per cui eravamo guardinghi nei suoi confronti. Però un giorno, a tavola decido di chiedergli: “Che hai fatto di male per finire qui?”. Lui mi risponde: “Ho avuto una rissa con un altro soldato e mi hanno mandato qui per punizione”. Io, di rimando: “Certo, sarà duro per te. Là eri in un corpo prestigioso, un lavoro leggero, avevate gli stivali, mentre da noi devi solo lavorare duramente e non abbiamo neppure le scarpe”. Con mia sorpresa lui sgranò gli occhi: “Ma sono fortunato! Tu non puoi capire cosa vuol dire montare la guardia di notte alla tomba di Enver Hoxha. Si sentono rumori, tremori, grida, sono come gemiti che salgono da un abisso. È una tortura. Da questo mi sono salvato. Sono più di 20 i compagni del mio gruppo che sono finiti in un reparto di psichiatria. Qui lavoro un pò di piu, ma non sento questo inferno”. Io e gli altri soldati presenti ci siamo alzati dal tavolo per prendere le distanze da questo soldato. Ascoltare poteva avere delle conseguenze: eravamo in piena dittatura e parlare di queste cose poteva essere pericoloso». Questo l’antefatto con cui Marcel venne a sapere dei fenomeni notturni intorno alla tomba del dittatore che facevano tremare di paura anche i soldati.
Alcuni anni dopo, nel 1989, con grande sorpresa di tutti, arriva in Albania Madre Teresa di Calcutta. La sorpresa fu grande perché prima di allora non le era mai stato concesso di entrare nel paese, nonostante vi si trovassero le tombe della madre e della sorella. Se la stampa di regime era costretta a nominarla, come ad esempio quando le venne assegnato il Premio Nobel dieci anni prima, era solo per denigrarla con epiteti infamanti (l’Albania, sotto il regime comunista, aveva adottato una Costituzione che la dichiarava ufficialmente un paese ateo). Nel 1989 invece ecco improvvisamente che arriva, e va ad accoglierla all’aeroporto nientemeno che la vedova di Enver Hoxha, che appena arriva la porta dritto alla tomba del dittatore! Questa visita naturalmente sembrò un omaggio, e la televisione la riportò come un grande successo del regime. Quella visita fu un colpo durissimo per i fedeli, la gente era atterrita: possibile che Madre Teresa si fosse fatta strumentalizzare per portare lustro alla memoria del dittatore defunto?
La sosta di Madre Teresa sulla tomba fu presentata come un modo di dimostrare alla gente il suo rispetto per il grande statista scomparso. Ma non era così. Marcel seppe la ragione vera quattro anni dopo, nel 1993, quando gli capitò di conoscere un sacerdote kosovaro che quel giorno aveva accompagnato Madre Teresa nel suo viaggio di ritorno in Albania. Egli gli raccontò che la visita era stata sollecitata da Nexhmije Hoxha perché si vergognava delle grida e del tremore che si sentivano provenire dalla sua tomba. Aveva dunque incaricato Ylli Popa, uno dei più fedeli uomini del regime, e traduttore di Hoxha, di portare una lettera a Madre Teresa, in cui le chiedeva di venire a pregare sulla tomba del marito per ottenere pace, che non si sentissero più le grida e non tremasse più la terra.
Quel giorno dunque Madre Teresa si soffermò a lungo a pregare sulla tomba di Hoxha, e dopo la porta dell’Albania per lei rimase aperta, tanto che prima di morire poté tornare a fondarvi anche delle Case.
La preghiera di Santa Teresa di Calcutta fu esaudita? I rumori terrificanti intorno alla tomba di Hoxha cessarono? Pare di sì. “Non ripresa dalla Tv, mi disse il sacerdote, Madre Teresa rimase a lungo in preghiera sulla tomba, dove da allora è tornata la calma, non si è sentito più nulla.” Quel giorno Madre Teresa poté visitare per la prima volta la tomba della madre e della sorella, morte in Albania nel 1971 e nel 1974. Ma la cosa non finì lì.
«Il sacerdote – conclude Marcel – mi raccontò che più tardi fu permesso loro di riunirsi con altri fedeli in una casa, dove fu possibile anche celebrare la Messa. Mentre stavano pregando a un certo punto una forza misteriosa, come una mano invisibile, sollevò in aria Madre Teresa e poi la scaraventò pesantemente a terra. Di lì iniziarono i suoi problemi di cuore, che sono continuati sempre, fino a causarle la morte nel 1997. E fu anche ‘contagiata’ in altro senso, subendo molestie diaboliche che le richiesero anche, pochi mesi prima di morire, di sottoporsi a un esorcismo».
Alessandra Nucci, La nuova Bussola Quotidiana