Elisabetta della Trinità passerà solo cinque anni in monastero, prima di tornare alla casa del Padre. In questo periodo importantissimo – anche se breve – approfondirà quella che potremmo chiamare la sua “dottrina”. Già nel mondo aveva fatto esperienza della “inabitazione trinitaria”, cioè del fatto che i “tre” – come lei chiamava il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo – dimorano nella sua anima e le chiedono di vivere in ogni istante, in ogni occupazione alla loro Presenza. Un incontro con il domenicano La Vallée poco prima di entrare in monastero, la illuminerà dal punto di vista dottrinale su questo mistero che è già così vivo in lei. Al Carmelo la scoperta delle epistole di san Paolo gettano una luce nuova sul suo cammino: l’apostolo le svela il “troppo grande amore” con cui Dio la ama fin dall’eternità. Così la sua esperienza di Dio diverrà così profonda da poter essere comunicata. Nelle numerose lettere ai famigliari e alle amiche Elisabetta guiderà, conforterà, sosterrà, indirizzando le anime ad aprirsi sempre più ad un intimo cuore a cuore con Dio. «Sono “Elisabetta della Trinità”, cioè Elisabetta che scompare, si perde nei Tre e si lascia invadere da loro. Al mattino svegliamoci nell’Amore, tutto il giorno abbandoniamoci all’Amore, adempiendo la volontà del buon Dio, sotto il suo sguardo, con Lui, in Lui per Lui solo. Doniamoci ininterrottamente nella forma da Lui voluta. Quando poi viene la sera, dopo un dialogo d’amore che non è mai cessato nel nostro cuore, addormentiamoci ancora nell’Amore. Forse vedremo dei difetti delle infedeltà: abbandoniamole all’Amore. È un fuoco che consuma. Facciamo così il nostro purgatorio nell’Amore!»
Elisabetta della Trinità ha scoperto che non è mai sola. No, la sua anima è DIMORA DI DIO, luogo della sua presenza. Elisabetta si senta abitata dalla Trinità e impara a vivere con il suo Dio che mai l’abbandona. «[ecco] ciò che ha fatto della mia vita, glielo confido, un cielo anticipato: credere che un Essere, che si chiama l’amore, abiti in noi ad ogni istante del giorno e della notte e ci domandi di vivere in società con Lui; ricevere in egual modo, come derivante direttamente dal suo amore, ogni gioia, ogni dolore; questo eleva l’anima al di sopra di ciò che passa, di ciò che stritola, e la fa riposare nella pace, la dilezione dei figli di Dio.» «Pensa che la tua anima è il tempio di Dio… ad ogni istante del giorno e della notte le tre Persone Divine abitano in te. Tu non possiedi la S. Umanità come quando ti comunichi, ma la Divinità, quest’essenza che i beati adorano in cielo, essa è nella tua anima. Quando si ha coscienza di questo, si entra in un’intimità davvero adorabile, non si è più soli mai! Se preferisci pensare che Dio è accanto a te piuttosto che in te, segui la tua inclinazione purché tu viva con Lui. […] pensa che tu sei con Lui ed agisci come con un essere che si ama. È così semplice; non c’è bisogno di belle parole, ma di effusione del cuore.» «Che gioioso mistero la presenza di Dio dentro di noi, in questo intimo santuario delle nostre anime dove sempre lo possiamo trovare anche quando non avvertiamo più sensibilmente la sua presenza! Che importa il sentimento? Forse Egli è anche più vicino quando meno lo sentiamo. È qui, nel fondo dell’anima, che amo cercarlo.»