Esperienze forti, luci e ombre, fatiche e speranze si alternano nella vita… Momenti sacri, momenti di luce… Ore buie e tempi di pace. Ma ciò che conquista il cuore, ciò che dà forza, perseveranza, costanza, determinazione… ciò che rinnova interiormente, è solo l’incontro con Lui, con la sua Parola, con la sua Presenza reale nell’Eucaristia, con il Suo perdono. Ciò che riempie di gioia e dà forza, è l’esperienza d’amore personale con un Nome che è al di sopra di ogni altro nome (cf Fil 2,9). Un’esperienza di amore senza condizioni; un amore che viene a cercare, che aspetta, che precede, che accompagna, che veglia, che custodisce. Un amore che accoglie, ascolta, corregge, guarisce.
Perché porzione del Signore è il suo popolo,
Egli lo trovò in terra deserta,
in una landa di ululati solitari.
Lo circondò, lo allevò,
lo custodì come pupilla del suo occhio.
Come un’aquila che veglia la sua nidiata,
che vola sopra i suoi nati,
egli spiegò le ali e lo prese,
lo sollevò sulle sue ali,
Il Signore lo guidò da solo,
non c’era con lui alcun dio straniero.
Lo fece montare sulle alture della terra e
lo nutrì con i prodotti della campagna;
gli fece succhiare miele dalla rupe
e olio dai ciottoli della roccia. (dal Sal 32)
Questo amore, talvolta, chiede il sacrificio della sua presenza: Oh, potessi sapere dove trovarlo, potessi giungere fin dove risiede! (Gb 23,3)… Per aumentare la sete, perché possiamo conoscere la qualità della nostra fede, perché il cammino non si areni, non depisti, non si annacqui. Questo amore a volte tace per ammutolire le urla interiori del cuore forse ripiegato, forse deluso, forse confuso. …
Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero (1Re 19,12) . Questo amore, però, sempre convoca in una relazione personale per dare senso anche a ciò che non sappiamo spiegarci. Questo amore genera un incontro in cui tutto si “ri-significa”. Questo amore fa confluire l’intera esistenza dentro un silenzio adorante, accogliente; un silenzio che rende consapevoli del proprio nulla e spinge, con decisione, verso la consegna fiduciosa al Suo piano, anche se supera ogni capacità di comprensione.
Allora, come Maria di Betania, si sta ai piedi di Gesù: “ … Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola” (Lc 10,39); in silenzio, si supera la tentazione di fuggire, si ascolta la Parola, che mentre si rivela ci riempie … si sta nella dolce esperienza –come scrive Ignazio di Antiochia – “che nulla è meglio di Lui” e umilmente si invoca:
O Signore Dio, dammi tutto quanto mi conduce e Te.
O Signore Dio, togli da me tutto quanto mi distoglie da Te.
O Signore Dio, togli me da me stessa e dammi te solo. (Edith Stein)
Monastero Janua Coeli