Parole profetiche

“Discenderò” “Tutti mi ameranno”

Se, dopo aver osservato il vertice mariano-teresiano della “piccola via” nel “Mio Dio io vi amo” (http://www.santateresaverona.it/?p=8690), abbassiamo ora un po’ lo sguardo, volgendolo a destra e a sinistra, sopra le due porte, leggeremo due frasi profetiche della Santa di Lisieux.

La prima, composta da due espressioni che ricorsero alcune volte sulla bocca di suor Teresa Martin, è “DOPO LA MIA MORTE DISCENDERÒ”, l’altra, la cui attribuzione è invece messa in dubbio, è la splendida e quanto mai realizzata profezia “TUTTI MI AMERANNO”.

Dopo la mia morte

Sul letto di morte Teresa parlò a più riprese di quello che sarebbe successo “dopo la sua morte”. In primo luogo si preoccupò dei suoi manoscritti, che ebbero infatti un ruolo così importante nella missione ecclesiale di Teresa, come ben sappiamo. Leggiamo nell’introduzione alle «Opere complete» “Più il tempo passa e più Teresa si interessa ai manoscritti (cfr. QG 25.6.2; 10.7.2; 11.7.3; 20.7.3; 29.7.7; 1.8.2 e NV 1.8.2 fine, in DE II (DP), p. 229; QG 25.9.2): « Sul suo letto di morte attribuiva grande importanza a questa pubblicazione, considerandola un mezzo di apostolato. Un giorno mi disse con convinzione: « Dopo la mia morte bisognerà pubblicare il manoscritto senza nessun ritardo. Se tarderà a farlo, se commetterà l’imprudenza di parlarne a qualcuno, tranne a nostra Madre, il demonio le tenderà mille insidie per impedire questa pubblicazione veramente importante. Ma se farà tutto quello che è in suo potere per non lasciarla ostacolare, non deve temere le difficoltà che incontrerà. Per quanto riguarda la mia missione, come per quella di Giovanna d’Arco, “la volontà di Dio si compirà malgrado la gelosia degli uomini”. “Pensa dunque che con questo manoscritto farà del bene alle anime?”  “Sì, è un mezzo di cui il Buon Dio si servirà per esaudirmi. Farà del bene ad ogni genere di anime, tranne a quelle che sono nelle vie straordinarie” » (Madre Agnese, PA, p. 202, montaggio di varie parole di Teresa: cfr. PO, pp. 147, 176, 200‑201; QG 1.8.2; 27.7.6; 9.8.2).

Proprio alle parole del primo agosto, quando parla dei “tranello del demonio”, Teresa forse aggiunse, secondo una testimonianza che è stata tuttavia discussa, queste frasi che contengono la secondo profezia. Leggiamo nei «Novissima Verba»:  “Alcuni giorni più tardi, avendole chiesto di rileggere un passo del suo manoscritto che mi sembrava incompleto, la trovai con gli occhi pieni di lacrime. Siccome le chiedevo perché, mi rispose con un’angelica semplicità: «Ciò che rileggo in questo quaderno esprime così bene la mia anima!… Madre mia, queste pagine faranno molto bene. Si conoscerà meglio in seguito la dolcezza del buon Dio…» . Con tono ispirato aggiunse: « Ah! lo so bene, tutti mi ameranno… »”.

Salvare anime

Ma il pensiero di ciò che sarebbe successo dopo la sua morte occupò Teresa anche per altri versi. Scrivendo al fratello missionario padre Adolfo Roulland (il 19 marzo 1897, LT 221), ella pensava alla possibilità data ai santi in Cielo “di salvare anime”. Scrisse: “Queste [sue] parole trovano un’eco nel mio cuore: io vorrei salvare anime e dimenticarmi per loro; ne vorrei salvare anche dopo la mia morte; pertanto sarei felice che lei faccia allora, al posto della preghiera che lei fa adesso e che sarà ormai per sempre realizzata, questa: « Mio Dio, permettete alla mia sorella di continuare a farvi amare »”. Le era ben chiaro quanto fosse grande “la libertà di movimento” della vita in Dio, soprattutto dopo la morte. Alla sorella che le citava il Salmo 90, 11-12 (Gli Angeli la porteranno sulle loro mani, per paura che lei urti il piede contro la pietra) rispose “Ah, questo va bene per il presente, giacché più tardi, dopo la mia morte, non sarò impacciata!!!” [QG 7.6.8]. Il 13 luglio ritornava al pensiero della sua missione, quando scriveva: “Non figuratevi che all’idea di morire io provi una gioia viva, come per esempio ne provavo un tempo quando si trattava di andare a passare un mese a Trouville o ad Alençon; non so più che cosa sono le gioie vive. Del resto non smanio di godere, non è questo che mi attira. Non posso pensare molto alla felicità che mi aspetta in Cielo; una sola attesa fa battere il mio cuore, è l’amore che riceverò e quello che potrò donare. E poi penso a tutto il bene che vorrei fare dopo la mia morte: far battezzare i bambini piccoli, aiutare i preti, i missionari, tutta la Chiesa… ma prima consolare le mie sorelline…” [QG 13.7.17].

 

Amore per le sorelle

Teresa ha dunque ben presente tutta l’estensione della sua missione: abbraccia l’universo, presente, passato e futuro senza mai dimenticare le sue sorelle carmelitane, bisognose di consolazioni divine ma anche di cibo decente, soprattutto dopo la sua morte (non essendoci allora più nessuno a cui dare i resti …). Dice Teresa: “Quando il buon Dio vuole che si sia privati di qualche cosa, non c’è verso, bisogna passare di là. Talvolta Suor Maria del Sacro Cuore posava il mio piatto di insalata così vicino a Suor Maria dell’Incarnazione che non potevo più considerarlo come mio, e non lo toccavo. Oh, mia piccola Madre, e che « ciabatte » di frittata mi hanno servito nella mia vita! Credevano che mi piacesse così, tutta rinsecchita. Dopo la mia morte bisognerà far ben attenzione a non dare quella porcheria alle povere sorelle” [QG 24.7.2].

Anche la seconda parte della “prima profezia” di Teresa riguarda in primo luogo il suo caro Carmelo di Lisieux. Due volte (il 13 luglio ed il 25 settembre del 1897), rispondendo ad una consorella, suor Teresa Martin disse “Discenderò”. “Ci guarderà dall’alto del Cielo, vero? No, discenderò!” “Un giorno le dissi: « Lei ci guarderà dall’alto del cielo, vero? ». Ella rispose allora spontaneamente:  – « No, discenderò! »”. Come sappiamo e abbiamo sperimentato, il Signore ha realizzato oltre misura questo desiderio, pieno di dolcezza e carità per le consorelle, di Teresa: quante volte ella “è discesa” dalla patria celeste, per “donare amore” a tutti i figli del buon Dio.

 

p. Giacomo Gubert ocd

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