“Die ac nocte in lege domine meditantes”.
Il Carmelo vive quotidianamente nella tensione di creare e custodire tempi prolungati preghiera personale atti a favorire una forte esperienza di Dio e della sua Parola: sorgente e meta di comunione con Lui e di carità diffusiva. Tutta la vita si irraggia da questo Centro e verso esso ritorna nel dinamismo della crescita, della formazione, dell’apprendimento; nella logica del ricominciare, ripartire, rinnovarsi, della conversione continua; nella certezza della misericordia che redime, ridona vigore al cammino e rafforza i vincoli della carità fraterna; nello stimolo della comunione trinitaria alla quale siamo chiamate e che già in questo stile di vita prefiguriamo sulla terra. Tali certezze sono motivazioni più che fondanti l’esigenza di salvaguardare e rendere sempre più cariche di eloquenza spirituale il nostro modo di vivere il vangelo. Pertanto ci piace tornare a riflettere sul potere performativo della Parola accolta, incontrata, amata nella preghiera personale e in particolare nella meditazione così come è vissuta nell’esperienza spirituale del Carmelo.
Prima di inoltrarci nel sentiero del carisma carmelitano, però, ci sembra importante parlare della meditazione cristiana partendo anzitutto dall’etimologia del termine e trarne spunto per sottolineare il potere trasformante della meditazione della Parola. Nell’evoluzione del verbo meditare si sono formate sfumature linguistiche interessanti anche se di natura incerta. Meditare, infatti, dal latino meditari rimanda al significato di “misurare con la mente” ma alcuni studiosi sostengono che la radice latina possa essere anche medeor il cui significato è “medicare, curare”. Noi, non ci approcciamo da esperte all’etimologia del termine ma raccogliamo volentieri queste suggestioni per portare la riflessione già sul suo piano sostanziale: meditare per il cristiano è pregare incontrando la Parola con l’ intelligenza, la memoria, la volontà, le intuizione, i desideri, e rivolgere, orientare, aprire a Dio tutta la persona perché Egli con la sua Parola formi, plasmi curi e risani il cuore. Pur senza entrare nel merito, ci sembra opportuno dire fugacemente che la meditazione cristiana differisce in modo sostanziale dalle altre forme di meditazione, in quanto la meditazione cristiana si innesta in una relazione personale con un Tu: il Dio trinitario ed è essenzialmente un rapporto d’amore, non la pratica volontaristica di tecniche attuate per raggiungere la quiete dei sensi o l’armonia con il cosmo. La meditazione cristiana ha lo scopo di coltivare una relazione di amicizia con Dio che plasmi la vita facendola evolvere dentro il suo progetto di amore.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica presenta la meditazione come una ricerca orante che si svolge nel cuore, centro profondo e nascosto dove la persona può cogliere le profondità dell’ineffabile mistero dell’amore di Dio. Nella meditazione il cuore si apre alla Parola per essere “istruito e guarito”, e si sporge oltre l’esperienza psicologica del benessere che ne può derivare confidando nell’azione salvifica della Grazia che sempre opera efficacemente nel cuore di chi l’accoglie . La meditazione non è quindi elucubrazione mentale né emozionalità ma è soprattutto silenzio interiore e docile ascolto della Parola perché assimilata e custodita, faccia verità dentro di noi e si trasformi in vita . La meditazione esige regolarità, preparazione, metodo, disciplina. Essa aiuta a valorizzare il silenzio come “luogo teologico” di riflessione, di ascolto integrale di se stessi, di Dio, degli altri, di purificazione e unificazione della persona. Consente di imparare a vivere consapevoli di una Presenza amante e provvidente momento per momento. Ci fa crescere nella comunione trinitaria e ci abilita ad avere uno sguardo di fede su noi stessi e sugli altri. Come accennavamo all’inizio, al Carmelo la lettura orante della Parola è identità carismatica, cartina di tornasole, strada inequivocabile per vivere nell’ossequio di Gesù Cristo perché riunisce in sé ascolto obbediente della Parola, preghiera continua, impegno concreto di vigilanza notte e giorno nella legge del Signore ed esercizio fattivo di carità. Per noi carmelitane la parola di Dio è fonte della nostra vita, designa la nostra specifica missione nella Chiesa; è alimento della vita spirituale, della comunione con Dio, del nostro dialogo con Lui. Il nostro rapporto con la Parola è lettura credente e orante che nasce dal cammino di fede e dall’incontro personale con Dio Trinità, da un abituale contatto con la Scrittura presa nella sua interezza come una casa entro cui dimorare.
La lettura orante della Parola poi non può precludere dalla vita, in essa noi ci rispecchiamo e attraverso di essa comprendiamo quanto capita e quanto passa nel cuore di ciascuna. Scopriamo cioè che la Parola di Dio si incarna ancora oggi, rimane con noi: “Possiate sentire oggi la sua voce!” (Sal 95,7). Sperimentiamo che la lettura della Scrittura è il primo passo per conoscere ed amare la Parola di Dio, poiché non si ama quello che non si conosce. La lettura ci aiuta a familiarizzare con la Parola, ci fa sentire di casa, dentro un habitat capace di esprimere la nostra vita, le nostre fragilità, le nostre lotte, le nostre aspirazioni, la nostra storia. Leggere la Scrittura è frequentare un Amico, rafforzare i vincoli di una relazione fondata sulla conoscenza e sulla fiducia reciproca. Certo i testi vanno affrontati nei loro diversi livelli: letterario, storico e teologico. Non si tratta di fare esegesi e non è necessario avere questo tipo di formazione per leggere la Bibbia, tuttavia è importante avvicinarsi ai testi ponendosi delle domande, analizzare la trama del racconto, cercare di comprendere il contesto storico – letterario dentro cui si situa il brano che stiamo leggendo e chiedersi cosa Dio volesse dire in quella determinata situazione ai personaggi presenti nel brano (il popolo di Israele, i profeti, gli apostoli, gli scribi e i farisei ecc.), come la sua parola toccasse quei personaggi, come assumevano e praticavano quella parola. Nella meditazione si evince perciò che è sconveniente estrarre dei testi dal loro insieme e leggerli avulsi dalla loro cornice. Ciò, infatti, può far correre il rischio di attribuire un valore magico alla Parola e può far cadere in forme fondamentalistiche e moralistiche di applicazione. Accanto alla lettura della Scrittura si affianca il momento vero e proprio della meditazione attraverso cui, come lettrici oranti, e non come studiose, entriamo in dialogo con il testo masticando e assimilando ogni parola per poi riportarla alla vita concreta. Ruminare la Parola significa portarla nel cuore, esporci alla sua luce come anche al suo giudizio nei singoli passi della nostra giornata.
L’incontro con la Parola fa sgorgare dal cuore l’orazione non come una tappa, un momento della giornata ma come esigenza interiore di mantenersi in pensieri, parole e azioni su quella lunghezza d’onda con la quale il Signore ha sintonizzato il cuore. Nella meditazione così vissuta la vita rimane coinvolta dalla Parola ed entra in una dinamica nuova che sposta la vita, gli eventi, la storia personale e comunitaria dentro uno sguardo nuovo, lo sguardo di fede, uno sguardo contemplativo che fa vedere, cercare, riconoscere in ogni cosa Dio e la sua volontà. In questo cammino, la Parola invade il pensiero, il cuore, le azioni e fa in modo che tutto sia orientato e vissuto nella prospettiva della Parola del Signore. Così al Carmelo la meditazione diventa vita.
Monastero Janua Coeli