Come S. Teresa accoglie i pellegrini nella sua Basilica di Tombetta.
Proseguiamo dal piazzale il nostro viaggio alla scoperta di come la nostra Basilica parli al pellegrino, al visitatore, al passante e al parcheggiante… Un viaggio che ci condurrà, scritta per scritta, a intuire i molti significati di questa magnifica opera innalzata per Teresa di Lisieux a gloria di Dio.
Il “sagrato” è certamente il luogo più frequentato ed il più utilizzato di tutto il complesso religioso; insieme con il campanile esso è anche il più visibile per migliaia di cittadini ignari che magari lo guardano per anni senza mai vederlo e conoscerlo. Se la facciata è all’inesperto muta, non così è il monumento: sul piedistallo in porfido di Baveno leggiamo: “A S. TERESA I SUOI DEVOTI”. Colei che guarda e veglia verso coloro che entrano nella sua “casa”, casa sua e casa di Dio, colei che accoglie i suoi devoti offrendo le sue rose, è dunque santa Teresa.
Il pilone sovrastante, che regge la statua di s. Teresa in marmo bianco di Carrara, opera delle Ditta Arrighini, fornisce ulteriori dettagli: sono raffigurati tre papi, il cui nome è inciso nel piedistallo di granito. Sono Pio X, Pio XI e Benedetto XV, i tre romani pontefici che conobbero “l’uragano di gloria” teresiano e prepararono, istruirono e portarono a felice conclusione i processi apostolici e ordinari di riconoscimento della santità di suor Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo. Tutto ciò è naturalmente un “non detto”: il monumento si limita ad alludere all’importanza di questa santa che ebbe a che fare con questi papi, e con altri ancora, come sappiamo. Coloro che conoscono la Santa di Lisieux noteranno l’assenza, per differenti ragioni, di Leone XIII, l’unico che Teresa conobbe personalmente su questa terra, e di Giovanni Paolo II che, dichiarandola “Dottore della Chiesa” ha compiuto un gesto decisivo nel riconoscimento della missione divina di s. Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo.
Ai piedi dei tre papi e dello Stemma del Carmelo, quattro angioletti (o putti), pudicamente vestiti, sorreggono quattro festoni sui di cui nastri sono incise delle parole. Non si leggono frasi complete ma quanto si può leggere è sufficiente per comprendere quello che non si vede: un gioco di detto e non detto che invita il visitatore ad uno sforzo di memoria o di immaginazione e svela la natura misteriosa di queste quattro frasi di benvenuto di Teresa. Eccole dunque: DOPO LA MIA MORTE FARÒ CADERE UNA PIOGGIA DI ROSE, NESSUNO MI INVOCHERÀ SENZA AVERE UNA PRONTA RISPOSTA, PASSERÒ IL MIO CIELO A FARE DEL BENE SULLA TERRA, TUTTI MI AMERANNO.
Capiamo subito che si tratta di quattro promesse profetiche, pronunciate da Teresa negli ultimi mesi della sua breve vita. Frasi tra la morte e la vita, tra il cielo e la terra, tra il presente ed il futuro, tra Teresa ed il Buon Dio. Parole traboccanti di fiducia in Colui che in Cielo avrebbe potuto colmare pienamente i suoi immensi desideri di amore e di bene; frasi ricche di audacia se ascoltate dalla bocca di una giovane francese del XIX secolo, a mala pena conosciuta nella sua sperduta comunità monastica carmelitana; espressioni di profetica chiaroveggenza rispetto alla missione che il Buon Dio le aveva affidato sulla terra ed in Cielo.
Ecco come s. Teresa di Gesù Bambino accoglie a Tombetta tutti coloro che attira a sé.
p. Giacomo Gubert ocd