Raffinami

“Scrutami, Signore, raffinami al fuoco il cuore e la mente” (Sl 26,2)
Dopo alcuni giorni di pausa- durante i quali la comunità ha vissuto un’esperienza molto densa e feconda di meditazione, studio e preghiera con il Vangelo di Marco, sapientemente animata dal domenicano padre Emmanuel Albano- ci riaffacciamo sul web per raggiungervi nella concretezza della vostra vita e condividere qualche frammento della nostra. Il cuore è carico di suggestioni … non ci sentiamo ridondanti pertanto, se riproponiamo alla vostra lettura riflessioni che riguardano la dimensione vitale della Parola nella nostra vocazione monastica carmelitana… “Meditare notte e giorno la legge del Signore”: così recita la nostra Regola.

Queste suggestioni, infatti, oltre a stimolare una sempre crescente confidenza e affezione ad essa, ci riportano all’esigenza di farle spazio, di farci sua dimora stabile, di lasciarle sempre più tutto il campo perché operi la nostra trasformazione. Stare al passo con la Scrittura ci porta a sperimentare che da qualunque angolo la rigiriamo, essa sta parlando a noi, sta parlando per noi, sta parlando di noi. Ci accorgiamo che la potenza della Parola valica prepotentemente la nostra miseria e, domandandoci soltanto di credere, opera ciò che dice. Cresce la comprensione di un’unica presenza: Parola e Parlante, Seme e Seminatore….un’unica potente… “prepotente” presenza.

“Scrutami, Signore, raffinami al fuoco il cuore e la mente” (Sl 26,2) è la preghiera che sgorga dall’intimo dove si annidano resistenze e ostacoli, sbarramenti e rifiuti più o meno consapevoli. Si ravviva la coscienza di riconoscerci discepole dal cuore indurito, ancora incapaci di comprendere: «Perché state discutendo che non avete pane? Ancora non capite, non intendete (in greco letteralmente: non avete mente)? Avete il cuore indurito? Avendo occhi non vedete, avendo orecchi non udite? e non vi ricordate … » (8, 17); di ammettere di non sapere e non capire, di non vederci chiaro; di dover uscire dalla nostra condizione di sufficienza e metterci in atteggiamento di riconosciuta ed umile ignoranza, disposta ed attenta all’ascolto; di esaminarci e confrontarci con la nostra realtà di peccato, per comprendere la radice della nostra chiusura di cuore. Certo è inevitabile l’amarezza, la fatica ma il peso con cui la Parola di Dio ogni giorno ci segna e dà senso alla giornata, se può persino sfinirci è, comunque, foriera di gioia: “ Poi la voce che avevo udito dal cielo mi parlò di nuovo: «Va’, prendi il libro aperto dalla mano dell’angelo che sta ritto sul mare e sulla terra». Allora mi avvicinai all’angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: «Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele». Presi quel piccolo libro dalla mano dell’angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza (Ap 10,8-10). Dio non corregge in silenzio ma con la sua Parola cerca di indurci alla contrizione del cuore.

Ecco perché bisogna continuare a leggerla, masticarla, ruminarla … perché il nostro bisogno di conversione è continuo. Origene afferma: «Se sono persuaso che è Dio a parlare, sono pronto a offrire me stesso. Dice la verità, l’accolgo: vuole sedurmi, mi lascio sedurre di buon grado… non solo tu hai operato la seduzione, ma anch’io ho accettato di essere sedotto da te».

Non sarà forse racchiusa tutta qui la forza profetica della vita consacrata?

Monastero Janua Coeli

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