PRESENTAZIONE
di “Itinerario Carmelitano”
“Giuda all’albero secco della disperazione.
Io di lagrime fradicia
al tuo collo mi appendo”.
Il lettore che si accostasse a questo Itinerario carmelitano di Giovanni Costantini sperando di trovarvi una Introduzione allo spirito del Carmelo ne resterebbe facilmente deluso. Il libriccino è certo una raccolta di poesie che percorre, per temi e per figure, quasi didatticamente, la montagna del Carmelo, da sant’Elia sino a santa Teresa Benedetta della Croce attraversando il silenzio, le ferite, le purificazioni, le notti ed i gradi di orazione. Ma esso sembra voler spiegare lo obscurum di uno dei grandi carismi donati alla Chiesa attraverso lo obscurius di una lingua poetica originalissima, difficile, disorientante.
Perché abitare allora queste tenebre maggiori, diventando per la prima volta, per un’altra volta, lettori ed alunni del poeta Giovanni Costantini? Perché cercare così, in santa Teresa di Gesù e san Giovanni della Croce specialmente, il manifestamente indefinibile sguardo carmelitano al Mistero di Dio?
La ragione è semplice perché appartiene alle cose che le laboriose parole poetiche di Giovanni Costantini significano. C’è molta luce in queste oscurità, per nulla ermetiche: c’è luce eccessiva, abbacinante, con un po’ d’informazione, sullo spirito carmelitano, sulle sue esperienze, sui suoi santi. Il lettore dunque che tenterà l’accecamento e frenerà la sua quotidiana frenesia su queste pagine, leggendo lentamente, per pazienza conquisterà carmelitanamente molto.
Così Giovanni Costantini ci introduce profondamente allo spirito del Carmelo con una lingua poetica che non sapremmo dire se si possa chiamare carmelitana. Se la questione dovesse davvero importare, essa ci parrebbe piuttosto d’intelligenza comune del Mistero, così ancorata com’è alla cose stesse. Del resto il ricordo dell’unico Poeta carmelitano, “il nostro Giovanni”, scrive Costantini, l’esperienza del suo divino cantico trinitario, “smemora” talmente che pare impossibile dire come parlerebbe oggi un poeta carmelitano, se lo riconoscessimo, se ci fosse donato, avendone la Chiesa bisogno. Certamente il nostro Giovanni Costantini, poeta, è salito orante su quel Monte dal quale “non si scende più”.
Per noi suoi lettori chiediamo invece, anche grazie a questo Itinerario carmelitano, di non essere tra coloro che “Scuotono, adagio, / il capo sull’abbaglio / della Specola alta che s’inCaverna. / Tracalando confusi / ed accidiosamente / nella Città dell’Insignificanza”.
fr. Giacomo (Gubert) della Visitazione ocd