Marcel Van

CHI È MARCEL VAN?
“Il segretario di santa Teresa di Lisieux”

di don Giuseppe Busato
da www.santiebeati.it

Van nasce a Ngam Giao, non lontano di Hanoï, (Vietnam), il 15 marzo 1928. Dopo i primi anni passati nel calore della sua famiglia, accetta di lasciarla per prepararsi a diventare prete. Ha sette anni quando sua madre lo affida a padre Nha, curato di Huu-Bang. Sotto le sue cure, Van scopre tutta la debolezza degli uomini. Senza scoraggiarsi mantiene intatto il suo ideale, impegnandosi a far amare Dio. Durante questi anni molto duri, si rivolge ininterrottamente alla Santa Vergine che è il suo solo conforto. Per due volte fuggì dalle cure dello zio e visse la vita di un ragazzo di strada per diverse settimane.

La notte di Natale del 1940, Van comprende che la sua missione consiste nel cambiare la sofferenza di gioia. Nel 1942 Van è ammesso, assieme ai suoi due migliori amici, al piccolo Seminario santa Teresa di Gesù Bambino a Langson. Lì, lesse la “Storia di un’anima” e, preso da una grande gioia, scopre che può anche lui diventare santo. Qualche settimana più tardi, sulla montagna dove è andato a camminare, dopo aver scelto santa Teresa di Lisieux come sorella spirituale, ha la sorpresa di un lungo incontro con lei, il primo di lunga serie. Proprio per aver avuto varie apparizioni della Santa e vari colloqui con la stessa, al punto di essere uno tra i suoi più famosi discepoli, Marcel Van viene designato con il soprannome de “il segretario di santa Teresa di Lisieux”. In uno di questi colloqui Teresa gli comunicò che non sarebbe mai diventato prete (il suo più grande desiderio per il quale fuggì numerose volte da casa e andò incontro a molti sacrifici e pericoli).

Nell’ottobre 1945, è ammesso fra i Padri Redentoristi di Hanoï. Padre Antonio Boucher, suo direttore spirituale, lo incoraggia a scrivere la sua via così come i dialoghi che ha con i suoi interlocutori celesti. Confidente di Van per tutta la sua vita, padre Boucher lo guida sulla strada dove Gesù lo ha posto. Dopo la divisione del Vietnam in due, nel 1954, Van ritorna al Nord divenuto comunista perché “ci sia almeno un’anima che ami il Buon Dio”. Arrestato qualche settimana più tardi, è morto in prigione il 10 luglio 1959 consumato dall’Amore. Un Amore più forte della morte (Ct 8,6). La sua causa di beatificazione è attualmente in corso dal 1997. Il misticismo di Marcel Van è spiazzante per la sua semplicità e ingenuità, quasi ad indicare che ognuno di noi può parlare con i santi e con Gesù come lui stesso ebbe l’opportunità di fare. Gesù gli rivelerà il suo desiderio di ascoltarci mentre gli raccontiamo, nella preghiera, tutta la nostra giornata, nei particolari, come ad un amico carissimo; poiché Lui ama ogni minimo dettaglio della nostra vita. In questi momenti di condivisione quotidiani il giovane Marcel Van sperimenterà l’amore intimissimo e dolcissimo di Dio.

 
Dall’Autobiografia di Marcel Van

[101] Mio caro Padre, ho constatato che dal giorno in cui ho cominciato a riflettere, pur non avendo una nozione ben chiara della vita religiosa, ho desiderato di consacrarmi a Dio, come già scrissi. Tuttavia, a partire dal giorno del mio primo incontro con Gesù (la sua prima Comunione, ndt), questo desiderio è diventato sempre più ardente nella mia anima. Desideravo trovare un luogo appartato dal mondo e, pur sapendo che in questo luogo avrei dovuto rinunciare a mio padre, a mia madre, ai miei fratelli e sorelle come anche a tutte le dolcezze della vita nella mia amata famiglia, ero pronto a fare questa scelta con gioia, per vivere con Gesù solo, con colui che m’aveva inebriato del suo amore. Ogni volta che ricevevo Gesù, sentivo questo desiderio come risuonare nella mia anima e ardere in me con grande forza. Senza esitare, riconobbi in ciò la chiamata di Gesù alla mia anima. Allora, senza il minimo pensiero di resistenza, risposi subito alla sua voce, e decisi di cercare un mezzo per conformarmi perfettamente alla sua volontà.

 

MARCEL VAN
di Quoc Dat Nguyen

Chi è Marcel Van? È un giovane vietnamita (15 marzo 1928 – 10 luglio 1959) la cui causa di beatificazione è in corso. Fu religioso redentorista e durante la sua vita ha ricevuto delle grazie mistiche particolari dialogando con Gesù e con santa Teresa di Gesù Bambino. Tutta la sua vita ha seguito l’insegnamento della «piccola via» trasformando la sofferenza in gioia, sia durante la sua infanzia sia nella sua vita religiosa offerta fino alla fine.

Prima di raccontare la sua vita sarebbe utile avere una visione generale della Chiesa vietnamita. Essa conta 5.667.000 cattolici su 83.535.576 abitanti, cioè circa il 6,8% della popolazione (fonte: Agenzia Fides, 2005). In Asia il Viêt Nam è secondo solo alle Filippine per numero di cattolici. È una terra segnata dalle persecuzioni e dal martirio: si contano circa 130.000 vittime cadute un po’ dovunque nel territorio nazionale. Nel corso dei secoli questi martiri della fede sono stati seppelliti in forma anonima, ma la loro memoria è rimasta sempre viva nello spirito della comunità cattolica vietnamita. Dall’inizio del XX secolo, 117 di questo gran numero di testimoni, sono stati beatificati in quattro occasioni: nel 1900, da Papa Leone XIII, 64 persone; nel 1906, da S. Pio X, 8 persone; nel 1909, da S. Pio X, 20 persone; nel 1951, da Papa Pio XII, 25 persone.

Il 19 giugno 1988, in Piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha presieduto la solenne canonizzazione dei Martiri del Vietnam (1745-1862): Andrea Dung L?c, presbitero; Tommaso Thi?n ed Emanuele Ph?ng, laici; Girolamo Hermosilla, Valentino Berrio Ochoa e altri 6 Vescovi; Teofano Venard e 105 compagni.
E’ in tale situazione che il 15 marzo 1928, a Ngam Giáo, un villaggio della Provincia di B?c Ninh, nel Nord del Vi?t Nam, nasce un bambino, Gioacchino Nguy?n Tân Van, abbreviato in Van.

 
Infanzia (1928-1935)
Marcel nasce in una famiglia cristiana che conta già due figli, un maschio e una femmina. In questa casa tutto respira gioia, riflette la bellezza e l’amore. Il padre è sarto; la madre è casalinga, ma lavora talvolta nella risaia. Van dirà di sua madre: «Dio l’aveva dotata di un cuore ardente, che sapeva unire la prudenza e la bontà … Pur circondandomi di affetto, sapeva anche formarmi alla santità». Il ragazzo è intelligente e di un’ottima memoria, ma ha anche di un carattere testardo, dominatore, inflessibile e tuttavia ipersensibile.

A sei anni si prepara alla prima Comunione. A causa della sua piccola statura, rischia di non essere autorizzato a riceverla. Di quel giorno benedetto, scriverà più tardi: “L’ora è suonata, l’attimo tanto desiderato è giunto… Sporgo adagio la lingua per ricevere il Pane dell’Amore. Il mio cuore è invaso da una gioia straordinaria… In un attimo, sono diventato come una «goccia d’acqua» persa nell’immenso oceano. Ora, c’è solo Gesù; ed io sono il piccolo nulla di Gesù”. E chiede due grazie a Gesù:

1. di custodirlo puro da ogni peccato, allo scopo di amarLo con tutto il mio cuore;
2. di concedere a tutti gli uomini una fede salda e perfetta.

Da quel giorno, Van riceve quotidianamente la Santissima Eucaristia. Poco dopo, riceve il sacramento della Cresima. Si precisa nel suo cuore una prospettiva per il suo avvenire: «Desideravo vivamente farmi sacerdote per andare a portare la Buona Novella ai non cristiani

 
Alla Canonica di H?u-B?ng (1935-1941)
Poiché Van stava perdendo la salute a causa dell’eccessiva durezza della scuola del villaggio, sua madre lo affida a don Giuseppe Nhã, parroco della parrocchia di H?u-B?ng che dirige la «Casa di Dio», istituto propedeutico al Seminario Minore in cui i giovani approfondiscono la loro formazione religiosa, pur continuando gli studi e aiutando il parroco. Le «Case di Dio» hanno prodotto frutti indiscutibili in Vi?t Nam, ma talvolta gravi scandali si sono insinuati in esse. Per Van, tutto inizia bene; si appassiona per la sua nuova vita, diventa molto brillante. Tuttavia, la sua condotta esemplare mette in ombra alcuni catechisti intiepiditi. Uno di essi, Vinh, cerca invano di abusare di lui, poi gli fa subire di nascosto una serie di sevizie corporali e spirituali, giudicandolo, umiliandolo, rimproverandolo di accostarsi ogni giorno alla santa Comunione. In questa dura prova, Van si rivolge a Maria e recita la corona con perseveranza. Finalmente, Vinh lascia la «Casa di Dio» insieme a parecchi catechisti. Torna la calma, ma l’ambiente della Casa non è cambiato molto: alcol, giochi d’azzardo, volgarità, presenza di ragazze scostumate.

Nel 1938 la regione conosce una carestia provocata dalle inondazioni, che mandano in rovina la sua famiglia. Gli viene in aiuto il parroco don Giuseppe Nhã che tuttavia sfrutta il ragazzo come uno schiavo e non gli permette di proseguire gli studi dopo la licenza elementare.

Un giorno, è inviato in un’altra parrocchia per aiutarne il parroco. Scrive: ”Sentivo che tutti gli scandali di questa canonica in disordine pesavano molto sulla mia anima, e non sapevo più rassegnarmi a vivere così (…) Considerai una gioia quest’occasione di potermene allontanare”. Purtroppo trova anche in questa canonica la stessa decadenza di prima, se non ancora peggiore. Questa volta, decide di fuggire per tornare dai genitori; ma questi lo rimandano a H?u-B?ng. Due mesi più tardi, Van fugge di nuovo e comincia una vita da mendicante. “Il mio mestiere, scriverà, sarebbe ormai stato quello di tendere la mano ai passanti… Dopo una settimana di una vita simile, ero irriconoscibile. Avevo le mani e i piedi smagriti, la pelle abbronzata dal sole e le guance incavate… Non trovavo tuttavia nulla che fosse penoso nella mia vita di povero vagabondo. Al contrario, provavo una gioia serena nel soffrire per Dio. Sapevo che, scappando, avevo evitato il peccato, avevo evitato quel che affligge il Cuore di Dio”.

Tornato a casa, dopo un certo periodo di vagabondaggio, è accolto come un figlio degenere. Una tentazione terribile assale allora il ragazzo: “Comincio a considerarmi come un essere abietto. Il demonio faceva nascere in me questo pensiero: se gli uomini non possono più sopportarmi, come potrebbe sopportarmi Dio? Morirò ben presto e dovrò andare all’inferno”. Per fortuna, Maria rimane la sua speranza: “O Madre, sia quel sia, aiutami, però, a perseverare nella grazie di Dio fino alla fine. Aiutami a compiere perfettamente il lavoro che Dio vuole che io realizzi in questo mondo, seguire cioè la sua volontà in tutte le cose”. Un giorno, apre il cuore a un sacerdote che lo conforta con queste parole: “Accetta di tutto cuore queste prove e offrile al Signore. Se Dio ti ha mandato la croce, è segno che ti ha scelto”.

Poco a poco, la pace ritorna nel suo cuore e quando arriva la festa di Natale del 1940, la sua anima ritrova tutta la sua vitalità.

 
Colmato di gioia nell’amore (dopo Natale del 1940)
Natale 1940. Van vive una grazia particolare: “Il senso misterioso della sofferenza mi sfuggiva, scriverà in seguito… Perché Dio me l’aveva inviata?… La Messa di mezzanotte comincia… Nel mio cuore c’è buio e freddo”. Arriva il momento della Comunione: “Stringo Gesù nel cuore. Sono colto da una gioia immensa… Perché le mie sofferenze mi sembrano tanto belle? Impossibile dirlo… In un attimo, la mia anima fu trasformata. Non avevo più paura della sofferenza… Dio mi affidava una missione: quella di cambiare la sofferenza in letizia… Attingendo la forza dall’Amore, la mia vita sarà ormai soltanto fonte di letizia”. Questa grazia non è un’illusione: Van non è più lo stesso. Anche il suo ambiente cambia: la zia Khánh se lo prende in casa per parecchi mesi. Gli tocca un compito umile: far pascolare il bue come altri ragazzi del villaggio. Fra questi alcuni sono maleducati e volgari. Per evitare la loro compagnia Van fa pascolare il suo bue in disparte. Intensifica così la sua unione con Dio. Organizza per sé delle processioni in onore della Madonna, inginocchiandosi sulla schiena del bue, prega e canta attirando così il rimprovero di un passante per mancanza di rispetto alla Santa Vergine. Scriverà: “Quante anime, nella loro relazione con Dio, hanno ancora paura di Lui, come di un essere molto elevato e molto lontano? Non avvertendo quel che è l’Amore, la gente non osa mai permettersi il minimo pensiero di intimità con Dio (…). Quanto a me, ogni volta che ho saputo gettarmi verso il cuore della Santa Vergine, ho sentito che questa Madre mi avvicina di più a Gesù. Sì, sentivo che Dio era vicino a me come il fiore dei campi, il mormorio del vento tra i pini, lo splendore dell’alba o il canto dell’uccello risuonando dappertutto nello spazio. No, Dio non è mai stato per me un essere lontano.”

Tuttavia Van inciampa ancora nei suoi difetti. In seguito ad un’umiliazione, si ostina a mangiare pochissimo e la zia deve ricondurlo dai genitori. Poco dopo, don Nhã ristabilisce la verità sulla questione del furto, scagiona Van e chiede di riprenderlo a H?u-B?ng. Dopo aver pregato, Van accetta. Ma a H?u-B?ng il disordine e lo scandalo continuano a regnare. “Perché Dio mi ha spinto a tornare?” si chiede Van. Ispirato dalla Santa Vergine, fa voto di verginità. Poi, capisce che la sua missione è quella di opporsi ai cattivi esempi e di amare i compagni. Mette in piedi, con alcuni ragazzi più giovani, un gruppo chiamato “Gli Angeli della Resistenza”. I loro sforzi e le loro preghiere hanno prodotto alcuni frutti nella restaurazione morale di questo luogo, malgrado innumerevoli sofferenze e ostacoli.

È a questo punto che accade una svolta nella vita di Van: grazie all’intervento di un amico, è ammesso al Seminario Minore di L?ng Son, nel 1942. Alcuni giorni dopo il suo arrivo, riceve un regalo dal Carmelo di Sài Gòn per i seminaristi poveri. Sente i suoi compagni dire: ”Il Carmelo di Sài Gòn ha dei legami particolari con il Seminario Minore di L?ng Son, perché è stato il primo in Asia a scegliere come patrona santa Teresa di Gesù Bambino“. È così che Van sente parlare per la prima volta del Carmelo ma per ora non presta molta attenzione alla cosa.

Sei mesi dopo, per mancanza di risorse, l’istituto deve chiudere, ma Van potrà continuare gli studi presso la canonica della parrocchia Santa Teresa di Gesù Bambino a Qu?ng Uyên, sotto la guida di due Padri domenicani. Vuole diventare santo, ma non sa come fare: ”Nonostante il mio grande desiderio di giungere alla santità, avevo la certezza che non ci sarei mai riuscito, poiché, per esser santi, bisogna digiunare, frustarsi, portare una pietra al collo, catenelle irte di punte, una camicia di crine ispido, soffrire il freddo, la scabbia, ecc. Dio mio, se è così, rinuncio… Tutto questo è superiore alle mie forze“.

Un giorno, dopo un momento di preghiera fervente alla Madonna, Van dispone su un tavolo parecchi volumi delle Vite di Santi. Poi, con gli occhi chiusi, ne tocca uno, a caso: “Aprii gli occhi, la mia mano aveva toccato un libro che non avevo ancora mai letto: Storia di un’anima di santa Teresa di Gesù Bambino… Non appena ebbi letto qualche pagina, due torrenti di lacrime mi scorsero sulle gote… Quel che mi sconvolse, fu il ragionamento della piccola Teresa: “Se Dio si chinasse solo sui fiori più belli, simbolo dei santi dottori, il suo amore non sarebbe abbastanza assoluto, perché il proprio dell’Amore è abbassarsi fino all’estremo limite… Come il sole rischiara nello stesso tempo i cedri ed ogni piccolo fiore, come se fosse solo sulla terra, così anche Nostro Signore si occupa di ogni anima, come se essa non avesse alcun simile”… Compresi allora che Dio è Amore… Posso santificarmi per mezzo di tutte le mie piccole azioni… Un sorriso, una parola o uno sguardo, purché tutto sia fatto per amore. O che felicità! Teresa è una santa che corrisponde proprio all’idea che mi facevo della santità. Ormai non temo più di diventare un santo”.

Una mattina, Van si reca ai piedi della vicina collina. Improvvisamente, nel silenzio, sussulta: una voce lo chiama. “Van, Van, caro fratellino!”. Non c’è nessuno accanto a lui! La voce riprende: “Van, caro fratellino!” Caccia un grido di gioia: “Oh! è mia sorella, Teresa – Sì, sono veramente tua sorella, Teresa… Sarai ormai personalmente il mio fratellino… A partire da oggi, le nostre due anime non saranno che una sola anima, nel solo amore di Dio… Dio vuole che le lezioni d’amore che mi ha insegnato un tempo nel profondo del cuore, si perpetuino in questo mondo. Per questo, si è degnato di sceglierti come piccolo segretario per realizzare la sua opera”.

Ecco che cosa Santa Teresa di Gesù Bambino insegna à Van dialogando misticamente con lui:

– Dio Padre veglia sui minimi particolari delle nostre vite… Dio è Padre e questo Padre è Amore. È di una bontà e di una benevolenza infinite… Ma dal giorno in cui i nostri primi genitori hanno peccato, il timore ha invaso il cuore dell’uomo e gli ha tolto il pensiero di un Dio Padre, infinitamente buono… Allora, Dio ha inviato suo Figlio… Gesù è venuto a dire ai suoi fratelli, gli uomini, che l’amore del Padre è una fonte inesauribile… Essere figli di Dio è per noi un’immensa letizia. Siamone fieri e non cediamo mai ad un timore eccessivo… Non aver mai paura di Dio… Non temere di mostrarti familiare con il Buon Dio come con un amico. RaccontaGli tutto quello che vuoi: i tuoi giochi alle bilie, la scalata di una montagna, i dispetti dei compagni, le tue rabbie, le lacrime o i piccoli piaceri di un istante…

– Ma, sorellina, Dio conosce già tutto questo… dice Van.
– È vero, fratellino… Tuttavia, per dare l’amore e ricevere l’amore, Egli deve abbassarsi e lo fa come se dimenticasse che sa già tutto, nella speranza di sentire una parola intima scaturirti dal cuore.
Da moltissimo tempo, Van desidera farsi sacerdote: “Per questo – scriverà – ho sacrificato tutto, imponendomi numerosi sforzi tanto spirituali quanto corporali”. Ma, un giorno, Teresa gli dice:
Van, fratellino mio, ho da dirti una cosa importante… Ma essa ti renderà molto triste… Dio mi ha fatto conoscere che non sarai sacerdote.
Non potrò mai vivere senza esser sacerdote… (Il ragazzo comincia a singhiozzare).
Van, replica Teresa, se Dio vuole che il tuo apostolato si eserciti in un altro stato di vita, che ne pensi?… Quel che rimane la cosa più perfetta, è il fatto di seguire la volontà del nostro Padre Celeste… Sarai prima di tutto apostolo attraverso la preghiera ed il sacrificio, come fui un tempo io stessa.
Teresa, sorella, in che consiste questa vocazione nascosta, se non divento sacerdote?
Entrerai in un convento, dove ti consacrerai a Dio.

Nel luglio del 1954, dopo la famosa disfatta di Ði?n Biên Ph? il Vi?t Nam era diviso in due parte : il Nord è caduto sul regime comunista. Numerosi cattolici, fra cui la famiglia di Van, fuggono verso il Sud. Alcuni Redentoristi restano alla Parrocchia della Madonna del Soccorso Perpetuo di Hà N?i, per curarsi dei cristiani rimasti. Il 4 settembre 1954 fra Marcel scrive a sua sorella Anna Maria T?, ultimamente immigrata in Canada: “Finalmente ho appena ricevuto una bellissima notizia che ti comunico allo scopo di condividere la mia gioia con te; ho ricevuto l’ordine di andare ad Hà N?i e di rimanerci…”. A qualcuno chi gli chiede perché vuole vivere in zona comunista, risponde: “Ci vado affinché ci sia qualcuno che amasse Dio in mezzo ai comunisti”.

Il 14 settembre 1954 fra Marcel raggiunge i suoi confratelli ad Hà N?i. Il sabato 07 maggio 1955, andando a una commissione, sente la gente criticare il governo del Sud. Interviene nella conversazione e manifesta la sua opposizione a una opinione che giudica erronea. Poco dopo viene convocato alla Questura dove subisce un interrogatorio. Rimanendo fermo sulla sua posizione, fra Marcel è incarcerato. Cinque mesi dopo, viene trasferito nella prigione centrale di Hà N?i, dove ritrova numerosi cattolici e sacerdoti. Scrive al confessore: “Nel corso degli ultimi mesi, ho dovuto lottare con tutte le forze e sopportare tutti i supplizi del lavaggio del cervello. Il nemico ha utilizzato molte astuzie per forzarmi a capitolare, ma non ho ammesso nessuna viltà”. Alla sorella T?, novizia dalle monache Redentoriste a Sant’Anna-de-Beaupré, in Canada : “Nella prigione come nell’Amore di Gesù, nulla mi può togliere l’arma dell’amore. Nessuna afflizione è capace di cancellare il sorriso benevolo che lascio apparire sul volto smagrito. E per chi la carezza del mio sorriso, se non per Gesù, l’Amato Bene?… Sono vittima dell’Amore e l’Amore è tutta la mia letizia, una letizia indistruttibile”.

Un anno dopo l’arresto, calmo e padrone di sé, compare davanti al tribunale di Hà N?i. Poiché rifiuta di confessare che ha fatto propaganda per il regime del Vi?t Nam del Sud, è condannato a quindici anni di reclusione in un campo di “rieducazione”. Lo si conduce al campo n° 1 di M?-Chèn, dove ritrova cattolici “tutti molto saldi nella fede”. Scrive al superiore della sua comunità, padre Denis Paquette : “Sono occupatissimo, come il povero curato di una parrocchia. All’infuori delle ore di lavoro obbligatorio, devo accogliere continuamente la gente che viene alla ricerca di conforto da me, che considerano come qualcuno che non conosce la fatica. Vedono però che non sto molto bene. Sono felice, perché durante questi mesi di detenzione, la mia vita spirituale non ha subito alcun danno, e Dio stesso mi ha fatto sapere che compivo la sua volontà. Spesso, gli ho chiesto il favore di morire in questo campo, ma ogni volta mi ha risposto: “Sono pronto a seguire la tua volontà come tu segui sempre la mia, ma vi sono anime che hanno ancora bisogno di te; senza di te, mi sarebbe impossibile raggiungerle. Allora che ne pensi, figliolo mio ?” Ed io: “Signore, sta a te pensarci per me.”

Nell’agosto del 1957, fra Marcel Van viene trasferito al campo n° 2 di Yên Bình, a più di centocinquanta chilometri al nord-ovest di Hà N?i, dove non è più permesso ai Redentoristi visitarlo. Alla fine del febbraio 1958, sentono che la salute di Van si deteriora. E un anno e mezzo dopo, un compagno di cella, recentemente liberato, li informa del suo decesso. Questa notizia non è una sorpresa per i suoi confratelli: fra Marcel è andato fino in fondo nelle sue convinzioni. Alcuni testimoni raccontano che ha tentato l’evasione per andare alla ricerca di ostie per i suoi compagni di prigionia, ed è stato ripreso, picchiato e rinchiuso in una segreta malsana per lunghi mesi. Consumato dalla tubercolosi e dal beriberi, esala l’ultimo respiro il 10 luglio 1959, all’età di 31 anni.

È commovente vedere oggi il crescente interesse che gli dimostrano numerosi fedeli da ogni parte del mondo come già era accaduto alla sua sorella spirituale santa Teresa di Gesù Bambino. Entrambi in apparenza non hanno fatto nulla di straordinario, niente di ciò che poteva distinguerli da altre persone che hanno vissuto simile vicende. Da vivo, i loro confratelli e consorelle non hanno notato niente di particolare. Gli scritti dei nostri due amici sono proprio alla portata di tutti e anche i bambini ci capiscono qualcosa. La lettura degli scritti di Van aiuterebbe a meditare queste parole di Gesù : “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. (Mt 11,25).

Il processo informativo in vista della beatificazione di Van è stato aperto il 26 marzo 1997 alla diocesi di Belley-Ars, Francia, dove la sua spiritualità costituisce un eccellente messaggio per i seminaristi di Ars. Nel prefazio dell’Autobiografia di Van, il Cardinale François-Xavier Nguy?n Van Thu?n, che fu il primo postulatore della sua causa, scrive : “Presentandovi il primo volume degli scritti di Marcel Van, voglio rispondere al desiderio del Santo Padre (Giovanni Paolo II) nel Tertio Millenio Adveniente di raccogliere la memoria dei testimoni della fede al XX° secolo […] Il Concilio Vaticano II ci ha detto che i santi sono i segni dei tempi. Il segno deve essere diverso, altrimenti non è più segno. Il segno esige coraggio e perseveranza per essere sempre presente là dove c’è bisogno di lui. Dio ci ha mandato un piccolo religioso vietnamita venuto dall’estremità del mondo per portare il suo messaggio al mondo intero : una via semplice, una via umile, una via evangelica, una via di servizio nella Chiesa, nella comunità. E i santi segnano il loro tempo. Teresa segna il suo tempo. Van segna il suo tempo”. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. (Gv 12,25)”