Notturna compagna di santa Teresa
di p. Giacomo Gubert ocd
Dobbiamo ad un articolo del gesuita Ferdinando Castelli, apparso sul quaderno n° 3866 di “Civiltà Cattolica” (luglio 2011), la conoscenza della poetessa francese, e amica di santa Teresa, Marie-Melanie Rouget (1883-1967) in arte Marie Noël. Da allora, fedeli al nostro proposito di approfondire la conoscenza dei numerossissimi amici che, in Cielo ed in terra, la nostra cara Santa delle rose ha saputo farsi, abbiamo ricercato, letto qualche opera di Marie Noël.
Sul sito del Carmelo di Lisieux, nella pagina dedicata appunto agli amici di santa Teresa (http://www.carmeldelisieux.fr/des-amis-de-therese/marie-noel.html) troviamo questa breve presentazione di quest’anima “che richiama quella di Teresa di Lisieux e riecheggia gli insegnamenti di Giovanni della Croce”, come scrive Castelli nell’articolo sopra citato.
“Marie Noël, scrittrice e poetessa francese, amava enormemente Teresa nella quale riconosceva non solo una sorella nella notte della fede che ella attraversò per molti anni ma anche una “compagna di paradiso”. Diceva di Teresa Marie Noël: “Questa piccola Teresa che non ha mai parlato a nessuno e che a condotto a Dio le folle … Da due o trecento anni la Francia era stata indottrinata da dottori severi che predicavano, minacciavano, punivano cosicché essa ha cominciato a voltare le spalle a Dio come ad un vecchio maestro sgradevole. Allora, per riprendersi la Francia, Dio le ha inviato una figliola con un cesto di rose, Teresa, la mia compagna di Paradiso”.
Sul sito dell’Istituto Nazionale dell’audiovideo, che ha lo scopo di conservare, valorizzare e trasmettere il patrimonio culturale audio e video francese, chi vorrà potrà vedere una breve ed unica intervista a Marie Noël, condotta dal suo biografo Raymond Escolier (www.ina.fr/art-et-culture/litterature/video/CPF08008601/marie-noel.fr.html). Ascoltiamo ora una poesia-preghiera di Marie Noël.
PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO
Per ottenere la saggezza nelle faccende umane
Spirito Santo Dio , vedi come sono perduta
Vedi come io sono
Quaggiù senza luce. A pena, la mia veduta
Di povera mi conduce.
Vedi come la nebbia ingombra tutt’intondo
Il po’ di regno che ho da là, in questo mondo.
Mi perdo nelle vie della terra
Che fanno troppe svolte
Come se fossi straniera che erra
Con le grazie oggi colte
I piedi spauriti. Vedi come tremo tanto
Di urtare il passante che mi cammina accanto.
Vedi, se fossi l’erba o se fossi il muschio
avrei paura di spuntare
di sottrarre terra al rovo che spinge,
di farlo corrucciare.
È semplice, vedi, se non si ha un gran posto
da salvare, lasciare ad altri lo spazio tosto.
Vedi, come alla gente è facile prendere
le cose che tu tieni;
come sono incapace a gestire, a difendere
le mie specie di beni:
una casa traballante, un canto che sta nascendo …
Vedi, ciò che posseggo dalla finestra sta uscendo.
Vedi, non ho per custodire la mia eredità
per rinchiudere il mio grano
e pure la gioia piombatami in comproprietà,
che il cavo vuoto della mia mano.
Non ho che queste mani vane che si desolano,
vedi, tutti i tesori che vi mettono, s’involano.
La mia fortuna, il mio bell’anno che l’aria volubile si prende
e indietro non riporta;
e l’amicizia del mio amico come una morta
il cui calore al freddo tende,
nulla ho saputo trattenere se non il mio povero culto
solo tra te e me, dietro cui mi occulto.
La colpa è mia! Con la mia anima stranita, ecco
quanto rendo torte
le vie al mio destino e come passo passo secco
i buoni corsi della sorte …
Vieni Spirito! Getta nella mia testa un cenno
-se lo possiedi- un granello d’umano senno.
Una saggezza un po’ simile alla Saggezza
ch’un dì fu tua largizione,
per condurlo senz’altro alla sua ricchezza,
a quel re Salomone,
ma più piccola … un chiarore non troppo scaltro
che, dietro le genti oscure, mi dica d’altro.
Poiché non v’è motivo, Padre dei celesti,
d’essermi in te riposata
come agnello senza lana, onde resti
che a metà destata.
Così come una piccola bimba circondata
di cielo assente che non pare affatto nata
Non v’è un motivo perché vagando fragile e folle
nelle tue regioni
Immense, dove ai piedi si prediligono le molle,
il collo mi frazioni
nel primo fosso in cui m’imbatto, colmo d’acqua bassa
dove cado senza vedere il ponte che sopra vi passa.
E non v’è motivo, oh Dio, perché tu sia per me
nell’azzurro grande aperto
perché laggiù nelle terre che mi son ferme
non abbia rifugio né luogo certo
e che avanzo in lui, maldestro, il passo dubitando
come un piccolo asino battuto la sua via paventando.
Se non sono al vento che d’anima attonita un poco
che un giorno hai preso, tu soltanto
tra le dita, per giocare tu con il suo fuoco:
Signore, o Spirito Santo,
bisogna che questo giocattolo su cui ride la tua indulgenza,
Signore, agli occhi di tutti sia proprio senza intelligenza?
Ah! datemi la saggezza abile, fiorente
che ha tutta la creazione
-se la possiedi- poiché non v’è, o Padre sapiente,
veramente una sola cagione
perché le mie mani nelle tue lasciate
siano delle altre più imbranate.
E non v’è un motivo che io abbia il volto
in te abbacinato,
perché io urti il mondo d’un volo scriteriato,
come un gufo sgraziato
con i suoi occhi troppo grandi che il giorno importuna,
occhi che non sanno vedere alcunché, se non la luna.
SORELLE NELLA NOTTE
Compagne del Paradiso
Ho sofferto Dio
Abbiamo proposto, in novembre, quale preghiera del mese, una celebre invocazione della poetessa francese Marie Noël che, nonostante tutte le apparenze di signorina provinciale e pia, fu una donna che combatté a lungo con Dio, nuova Giacobbe, nuova Giobbe. In questa sua lotta, di fede e d’amore, in questa notte, dove anche Dio, i santi, la Madonna, sono oscuri, “lupi del cielo, ladri di vita” (dal verso finale di “Urlo”), Marie-Melanie Rouget (1883-1967) incontrò come sorella Teresa di Lisieux (cfr. il nostro numero di luglio-agosto). La Marie-Melanie Rouget che, perso il fratellino Eugène nel Natale del 1905, assunse per sempre il nome di Marie Noël, scrisse nel suo diario: “Ho molto sofferto Dio. Ho sofferto Dio senza riposo a causa del Male. A causa di questa terribile domanda: Chi l’ha fatto? Non è tanto che io l’abbia studiato, al contrario. Che serve che lo faccia io, dopo gli altri? […] Non ho né letto, né cercato. Ho sofferto. E mi sono sforzata a volte a chiudere gli occhi, ma, ragazzina o vecchietta, dal fondo dei miei occhi chiusi, io l’ho visto. E nei miei occhi ne soffrirò sino a quando non si spegneranno”.
Il santo conduttore
In questo tormento, Dio non resta solo silenzioso, risponde in molti modi a Marie, anche donandole Teresa, che sa “vedere nel suo cuore”. La Santa di Lisieux è per lei come una sorella maggiore che “ride spesso quando la si prega, quasi giocasse un po’ a prendermi in giro ed allora il suo riso mi rassicura”, come scriverà nel suo diario (“Notes intimes”, p.328). E certamente pensava a Teresa quando annotava il suo concetto di santità: “Il Santo, non è qualcuno di perfetto, non è qualcuno di valore, è qualcuno che non vale nulla, qualcuno che non è nulla, Ma, attraverso questo nulla Dio passa, come l’acqua di una sorgente per il vuoto tutto aperto di un condotto, per andare a donare da bere alle anime la sua Grazia. Il Santo è un buon conduttore di Dio” (“Notes intimes”, p. 296). Impareremo dunque a conoscere meglio quest’altra tormentata sorella minore di Teresa.
“Dio mio, io non Vi amo, non desidero amarvi, con Voi mi annoio. Forse, nemmeno credo in Voi. […] Se Voi avete voglia che io creda in Voi, fornitemi la fede. Se Voi avete voglia che Vi ami, fornitemi l’amore. Io non ne ho e non ci posso fare nulla” (Marie Noël, “Notes Intimes”, p. 41).