Sono felice, Dio è buono

Abbandonata dalla madre perché nata senza mani, oggi vince premi di scrittura. È l’incredibile storia di Cleidy, una undicenne del Guatemala, dove la disabilità crea emarginazione perché vista come segnale di inferiorità.

Cleidy non sa chi sia suo padre e, all’età di 3 anni, è stata abbandonata dalla madre, che si vergognava della sua disabilità. Per fortuna, la bambina è stata accolta da Victalina, la nonna materna. «Ero triste per quello che mia figlia pensava di Cleidy e per come si sentisse» – ha raccontato la donna. «Sapevo che, a causa delle sue esigenze speciali, sarebbe stato difficile prendersi cura di lei. Ma mi fidavo di Dio». Victalina credeva che Cleidy potesse superare i suoi limiti e sperimentare gli stessi successi di qualsiasi altro bambino nella comunità, così ha deciso di ritirare la bambina dalla scuola per bambini con bisogni speciali e di iscriverla alla scuola pubblica speciale. «Sapevo che sarebbe stata una grande sfida per Cleidy perché non c’erano risorse per supportare i suoi bisogni aggiuntivi e sarebbe stata trattata come una bambina senza limiti. Tuttavia, credevo fosse una buona idea perché è una ragazza eccezionale».

Con il supporto di Jamin, il tutor del centro assistito da Compassion, Cleidy ha imparato a scrivere ed oggi è una brillante studentessa. «Tratto Cleidy proprio come le altre ragazze del centro Compassion – ha dichiarato Jamin – Credo che abbia le stesse capacità e possibilità degli altri. Ecco perché le ho insegnato come tenere una matita con i polsi per scrivere. Ha imparato molto velocemente». «Adoro il modo in cui il centro e il mio tutor, Jamin, credono in me e sostengono il mio futuro – ha affermato Cleidy – Ero triste per il mio passato, ma grazie all’amore dei miei amici del centro, di mia nonna e di Dio, sono felice. Mi sento benissimo perché sono una persona come le altre. Dio mi ha fatto in questo modo e ho imparato a usare gli avambracci invece delle mani».

Cleidy ha inoltre dichiarato di avere imparato quattro lezioni fondamentali dalla disabilità.

«1) Dio è buono con me perché ci ha resi tutti uguali. Lui mi ha aiutato a sviluppare le mie capacità e i miei studi. Sono la studentessa numero uno nella mia classe e porto sempre la bandiera. I miei amici mi hanno detto che vorrebbero avere le mie capacità di apprendimento. 2) Non devo prestare troppa attenzione se qualcuno mi manca di rispetto. 3) Non ci sono limiti. 4) Con le mie capacità non dovrei arrendermi, ma lottare giorno dopo giorno. Voglio mostrare al mondo che, se posso farlo io, allora tutti possono imparare ad essere felici per sempre».

Oggi il sogno di Cleidy è quello di poter essere d’ispirazione per gli altri bambini con disabilità. «Voglio sostenere i bambini con bisogni come me e incoraggiarli a non sentirsi soli – ha dichiarato – Anche se sono come me, senza genitori, Dio sarà sempre lì per loro».

Vocecontrocorrente

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