C’è un fossato che negli Stati Uniti va allargandosi giorno dopo giorno e, almeno finora, senza prospettiva di venire colmato: la distanza infinita che separa le istituzioni cattoliche dal presidente Trump sul tema della salvaguardia ambientale.
Grande era stato lo sconcerto tra i cattolici, come peraltro in tanti altri concittadini, di fronte alla decisione unilaterale del presidente di ritirare nell’autunno scorso la firma dagli Accordi di Parigi sottoscritta dall’amministrazione precedente (in tutto 195 Stati), una decisione peraltro perfettamente in linea con lo scetticismo di Donald Trump in materia di salvaguardia del clima e difesa dell’ambiente.
Ma i cattolici, forti della pubblicazione della prima enciclica sociale dedicata alla «cura della casa comune» da parte di Papa Bergoglio, la Laudato si’, non ci stanno e, dopo diverse prese di posizione e alcune manifestazioni di piazza – a dicembre 2017 i vescovi avevano parlato di «una decisione profondamente preoccupante» – lunedì scorso è stata la volta di una dichiarazione ufficiale e congiunta che in sintesi recita così: «Da parte nostra restiamo fedeli agli Accordi di Parigi».
Ammontano a quasi 600 le istituzioni cattoliche del Paese – tra cui intere diocesi, comunità di religiosi e religiose, presidi sanitari, università, parrocchie e scuole (tutte sostenute da famiglie e persone piene di coraggio e spirito di iniziativa) – che hanno sottoscritto quella che viene definita la “Dichiarazione cattolica sul Clima”. In tale dichiarazione si afferma senza mezzi termini che l’Accordo di Parigi (Cop21) a dicembre 2015 è pienamente valido anche oltreoceano, perché sottoscritto a nome degli Stati Uniti dall’allora vicepresidente Kerry, e dove inoltre viene dichiarato solennemente il sostegno a tutte le azioni volte al raggiungimento degli obiettivi fissati nell’accordo stesso.
Una Dichiarazione, evidentemente controcorrente rispetto alla decisione del presidente Trump di ritirare la firma, ma pienamente in linea e solidale con la posizione della Conferenza episcopale e coerente con gli appelli di Papa Francesco e dei suoi predecessori, Benedetto XVI e san Giovanni Paolo II. Già nel 2001 in un appello al dialogo e al bene comune i vescovi americani avevano scritto: «Il clima globale per sua natura rappresenta una questione che riguarda l’intero pianeta, riguarda la gestione umana della creazione di Dio e la nostra responsabilità verso coloro che verranno dopo di noi».
Motore trainante della decisione delle organizzazioni cattoliche è il Catholic Climate Covenant (Ccc), un’organizzazione con sede a Washington DC, che collabora con diciassette istituzioni cattoliche nazionali, e in testa troviamo la Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti. La Dichiarazione si colloca nel contesto di una campagna più ampia dal titolo “We Are Still In – Noi siamo ancora dentro” (intendendo gli Accordi di Parigi) che ha preso il via circa un anno fa. Un ampio movimento che conta già oltre 171 milioni di persone dei 50 sStati dell’Unione e oltre 2700 istituzioni: sono sindaci, capi contea, governatori, capi tribù di nativi americani, rettori e docenti e studenti universitari, imprese, gruppi finanziari, comunità religiose e tanti altri che, come scrivono sul sito web, hanno deciso di unire per la prima volta le loro forze per dichiarare pubblicamente che continueranno a sostenere l’azione per il clima e rispettare l’Accordo di Parigi.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione, i leader di alcune istituzioni cattoliche hanno parlato dell’imperativo morale, secondo le parole di Papa Francesco, di «prendersi cura della nostra casa comune». I leader hanno indicato la sofferenza dei più poveri e vulnerabili del mondo e le minacce alla sopravvivenza stessa della creazione causate dall’attività umana. Il vescovo di Des Moines in Iowa, Richard Pates, referente per i vescovi degli Stati Uniti sui problemi ambientali, ha dichiarato: «La responsabilità morale delle omissioni riguardo al cambiamento climatico in atto è chiara per molto tempo: si registrano ormai temperature sempre crescenti che alimentano eventi meteorologici estremi, come i super-uragani, e in più estendono a dismisura le aree soggette a desertificazione e siccità. Quotidianamente sono davanti ai nostri occhi le tragedie, vicine o lontane, causate dalla nostra inattività».
Il vescovo Pates ha ricordato in particolare le popolazioni della costa del Golfo del Texas e di Puerto Rico che faticano ancora oggi a riprendersi dai devastanti uragani che li hanno colpiti lo scorso anno. Dan Misleh, direttore esecutivo del Covenant cattolico sul clima, indicando l’enciclica di Francesco, ammonisce: «La Laudato si’ rappresenta un punto di riferimento per l’ormai decennale impegno della Chiesa nella questione climatica. Questa Dichiarazione si basa su una serie di azioni avviate già lo scorso anno e aiuta a consolidare ed espandere le altre numerose attività che si stanno diffondendo a macchia d’olio in ogni comunità cattolica degli Stati Uniti».
Tra i firmatari spicca l’Arcidiocesi di Chicago – la prima diocesi “verde” del Paese – che sta monitorando da oltre tre anni il consumo di energia e acqua in tutti gli edifici di sua proprietà, e l’Arcidiocesi di Atlanta che ha lanciato un piano d’azione con un opuscolo di 40 pagine per far conoscere e attuare concretamente la Laudato si’. All’interno dell’organizzazione esiste un’iniziativa rivolta ai proprietari di strutture cattoliche al fine di ridurre la propria impronta di carbonio: ad oggi si sono raggiunti i 10 milioni di dollari in progetti di efficienza energetica e passaggio a fonti di energia rinnovabile in tutto il Paese.
I firmatari però non si fanno illusioni: i progressi nel contrasto al cambiamento climatico sono minacciati dal ritiro del presidente Trump dall’Accordo sul clima di Parigi. Nonostante tutto suor Sharlet Wagner, Csc, presidente eletto della Conferenza delle religiose (Lcwr), invita a non perdersi d’animo: «Il cambiamento climatico non rappresenta una questione politica, bensì una questione morale. La creazione di Dio è messa in pericolo dalle nostre stesse azioni, ma sappiamo bene che per noi è un dono di cui godere, un dono però da salvaguardare e proteggere per le generazioni future, secondo le nostre possibilità».
Nel corso dell’estate e in prospettiva del Vertice globale dell’azione per il clima previsto a settembre (e di Cop24 a Katowice, in Polonia, a dicembre), l’organizzazione raccoglierà gli impegni dei firmatari la Dichiarazione così da condividerli e diffonderli.