Molte volte capita di desiderare che il tempo rallenti la sua maratona, che per un momento si sospendano le consuete occupazioni, che si interrompa il tran tran quotidiano per fermarsi un attimo, guardarsi dentro e guardarsi attorno cercando di trovare il bandolo della matassa della propria vita, della storia in cui si è inseriti cercando di comprendere il senso della propria esistenza in relazione a se stessi, agli altri, a Dio… cercando di trovarsi o ritrovarsi per, progettare, riprogettare o continuare integri e unificati la strada con tutte le sue policromie verso una meta chiara, definita, che dia gioia, certezza, pienezza.
Questi momenti, ricercati con sincerità e onestà, portano il cuore a tracciare una linea di demarcazione netta e precisa: tra i deserti di asfalto che alimentano diffidenza e sfiducia e il riparo ristoratore della quiete di luoghi di raccoglimento e preghiera che dilatano il cuore all’incontro; tra la voracità di parole variopinte da molti bisogni o meccanismi inconsapevoli e il gusto di un silenzio pieno di una Presenza; tra l’esigenza della soddisfazione immediata di emozioni e bisogni e l’ascolto attento e attivo delle proprie mozioni interiori; tra le tante voci e la Voce; tra il consumo di esperienze variegate e di relazioni parziali e la sete di amore pieno e di senso; tra il fare e l’essere; tra la percezione della finitudine, del limite, della debolezza e la sete di compiutezza e Infinito; tra le pratiche religiose e la fede-vita. Sono questi i momenti nei quali, attraverso le circostanze più svariate, la persona intuisce in sé una dimensione costitutiva della propria natura, tante volte trascurata o alimentata poco e male: la dimensione spirituale. Sono i frangenti nei quali si percepisce di essere fatti a immagine e somiglianza di Dio, di nutrire profondamente, consapevoli o no, il bisogno di una luce interiore che dia visibilità alla nostra umanità nella sua pienezza. Sono gli attimi nei quali, consapevoli o no incede, forte, in noi il desiderio di Dio unito alla percettibile ma inspiegabile certezza di essere da Lui, per primo, amati e desiderati.
Rallentare, sospendere, fermarsi allora è già il primo ascolto interiore avvenuto. È la prima risposta. Quando il cuore urge questi momenti sono opportuni e molto utili, giornate di ritiro spirituale durante le quali, un clima di silenzio, di preghiera e la mediazione di una guida spirituale, favoriscono l’incontro con Dio. Giornate condivise nella semplicità e sobrietà con comunità di persone che già hanno collocato il senso della loro esistenza nell’Unico e che giorno per giorno, crescendo nella consapevolezza della loro piccolezza, pochezza, fragilità e del loro peccato, camminano umilmente con Dio ringraziando, offrendo e supplicando. Giornate, di vero deserto, luogo, cioè, di silenzio e solitudine del cuore, dei sensi, del contesto, dove si può avvertire concretamente la sete di pienezza che solo Dio può dissetare. Giornate nelle quali si auspica una forte esperienza di fede che consenta di riconoscere la presenza di Dio nella vita concreta. Giornate vissute nell’incontro attento, docile, amoroso con la sua Parola, compresa e accolta nel vissuto personale. S. Ignazio di Loyola afferma: “Quello che conta non è il molto sapere ma sentire e gustare interiormente la Parola”. Giornate vissute come una grande invocazione allo Spirito Santo e con la fiducia nella sua azione capace di suscitare una graduale esperienza di discernimento in ordine alla purificazione del cuore, alla conversione della vita, alla sequela di Gesù… al compimento della sua volontà.
Riusciti a ritagliare questi momenti preziosi, fatta la scelta di un luogo adeguato, (monasteri, eremi, case di spiritualità…) occorre preparare l’incontro con Dio nel più profondo di se stessi con le disposizione del cuore imprescindibili per vivere intensamente e autenticamente l’esperienza in un clima di preghiera e di ascolto di Dio. Non sono determinate sensazioni avvertite o meno che creano il clima, né ha senso affidarsi all’improvvisazione, o alla voglia momentanea o estemporanea… Occorre trovare il silenzio, anzitutto fisico, contestuale: ambienti dove è consuetudine vivere in solitudine, allontanarsi dai rumori, ridurre all’essenziale le parole. È importante, infatti, che il clima circostante rispetti e favorisca l’impegno della persona a convogliare tutte le proprie “potenze” verso la propria interiorità, verso la propria intimità lì dove, come dice S. Agostino: “Dio è più intimo a noi di noi stessi”. Occorre disporsi con cuore generoso facendo un sincero atto di fede nella presenza del Signore, che ci attende dove ci manda e spostare il silenzio esteriore verso il silenzio del cuore, della mente, delle proprie emozioni; sospensione di ansie, preoccupazioni, problemi… E so-stare, come le api che si sollevano dal fiore solo dopo aver succhiato tutto il nettare, solo dopo aver gustato la fragranza e assorbito tutta l’energia di quel cibo nutriente e saporoso… So-stare con pazienza, calma e abbandono confidente nella Parola dell’Indicibile Silenzio.
Tu, silenzio indicibile
Spirito di Dio,
iniziativa dell’amore, stupore del vivere, silenzio indicibile
in cui la vita e l’amore
si confondono:
tu vieni a turbarci,
vento dello Spirito,
tu sei l’altro che è in noi.
Tu sei il soffio che anima e sempre scompare.
Tu sei il fuoco
che brucia per illuminare.
Attraverso i secoli
e le moltitudini
Tu corri come un sorriso per fare impallidire
le pretese degli uomini.
Poiché tu sei l’invisibile testimone del domani, di tutti i domani.
Tu sei povero come l’amore:
per questo ami radunare per creare, o brezza e tempesta di Dio.
Padre Turoldo