Un “io” umano che guarda al divino

Negli ultimi decenni abbiamo avuto modo di sperimentare come il cercare di lasciarci portare con semplicità per mano da Gesù ha aperto nuovi orizzonti nella nostra vita. Problemi ecumenici, per esempio, che apparivano irrisolvibili si sono sciolti come neve al sole. E di certo non con astratti ragionamenti a tavolino ma proprio grazie alla maturazione di una sequela che rinnova sempre gli sguardi. Anzi, si è potuto talora anche notare come il ragionare astratto, a tavolino, può arroccare in schemi complicati più che aiutare a comprendere Dio, sé stessi, gli altri, il mondo.

Anche, per esempio, la questione della divinità e dell’umanità di Gesù, del suo stesso io, può essere stata talora appesantita da varie elucubrazioni. Anche qui la strada migliore nel tempo si è rivelata quella di lasciarsi plasmare dalle parole e dalla vita di Cristo, per esempio nei Vangeli e di lasciare alla maturazione nel tempo l’emergere di risposte sempre più equilibrate, profonde, ben distinte.

Vediamo per esempio nell’episodio del suo battesimo che lo Spirito scende su Gesù delicatamente, gradualmente, come una colomba. Ciascun uomo ripercorre a modo suo lo stesso cammino di Cristo. Fino a donare la sua Pentecoste in Gesù quando torna nel seno del Padre. Ogni uomo, dunque, ha un suo “io” che tendenzialmente ritrova sempre di più maturando in Gesù.

Il Figlio allora – si può forse ritenere – si è fatto uomo spogliandosi di tanti doni divini che restavano come assopiti nel suo incarnarsi e risvegliandoli gradualmente, nello Spirito, nel suo cammino di crescita. Anche spogliato il suo “io” resta però un “io” divino che in eterno ha liberamente scelto di amare, di essere amore, comunione col Padre nello Spirito. Un “io”, nella vita terrena, che accoglie sempre più la Trinità, dunque anche il suo essere il Figlio. Gesù matura nella fede, nella speranza, nella carità. In età, sapienza e grazia, racconta il Vangelo di Luca.

Anche su tale questione, dunque, potrebbe accadere di scoprire una linea interpretativa che scaturisce con semplicità dalle scritture. Mentre ci si può forse talora essere inceppati in complicazioni cervellotiche. Per esempio su come si può avere una natura umana senza un “io umano”. Le scritture ci orientano forse sulla via di un “io divino” spogliato.

D’altro canto se l’“io” del Figlio, spogliato, non potesse adeguatamente assumere una natura umana mi pare dovrebbe allora valere anche l’inverso ossia che l’uomo non possa maturare in Cristo all’infinito tendendo a divinizzarsi. Vediamo dunque che il punto che accomuna la persona divina e quella umana è la libertà di scelta. Che in Cristo, anche spogliato, è un eterno, totale sì, nell’uomo, è una scelta che qui sulla terra giunge a farsi definitiva perlomeno circa l’accoglienza o meno della misericordia divina, senza condizioni.

Le scritture sembrano dunque mostrare la, vissuta, secondo la crescita, consapevolezza di Gesù sulla terra di essere il Figlio di Dio. Anche se i genitori gliene avranno parlato, già nell’episodio del ritrovamento tra i dottori del Tempio sembra emergere una profonda coscienza della propria natura anche divina.

Dunque è vero che alcune questioni dottrinali vanno valutate con prudenza, ma bisogna stare attenti ad evitare discernimenti ingenui e superficiali per lasciarsi portare dall’amore di Gesù, nell’amore, senza cervellotizzare o accapigliarsi sul sesso degli angeli… Questo potrebbe orientare verso una vita, una comunione, una sapienza, più semplici, serene e anche nel tempo più profonde ed equilibrate.

Escludere il tempo, il cammino, nell’approccio alla comprensione della Parola è il contrario di quello che ci ha insegnato Gesù. Che lo Spirito ci condurrà alla verità tutta intera, ricordandoci quello che Cristo stesso ci ha detto. Restare attaccati a visuali anche di fede statiche mostra paradossalmente il bisogno di crescere, non essendo ancora pronti a portare il peso, come osserva Gesù, di un rinnovamento. Ma questo è nella maggioranza dei casi più un problema di alcune guide troppo strutturate che di tanti fedeli, i quali invece si sentono sempre più aiutati a crescere con semplicità, serenità, gioia.

 

Giampaolo Centofanti
Vatican Insider

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