Nel tempo liturgico dell’Avvento, risuona forte l’invito del Signore: “Vegliate!”
Infatti, il Tempo del Avvento è un invito alla speranza nella gioia, giacché nel corso dell’anno liturgico, in particolare nell’Avvento, la Chiesa fa memoria dell’attesa della venuta del Messia da parte del popolo della prima Alleanza, come pure ci mantiene svegli nella speranza della venuta di Cristo in ogni persona e, infine, nella gloria alla fine dei tempi. Tutto questo al fine di celebrare i misteri della fede, come pure di accompagnare i fedeli tramite l’opera pedagogica e formativa presente nei cicli dell’anno liturgico. Questo ci fa crescere, progressivamente, nella comprensione della fede che si trasforma in vita, fino alla pienezza della conoscenza del mistero di Cristo Gesù. Allo stesso tempo, dato che l’anno liturgico è vissuto da tutta la Chiesa, si accresce in noi il senso della fraternità con tutti i credenti: sia i vicini che i lontani pregano lo stesso mistero nella Chiesa, che contempla l’unico Cristo, la Fonte da dove scaturiscono i Misteri celebrati nella Liturgia. E lo facciamo in comunione con coloro che già partecipano alla gloria del Signore, e che nell’Avvento sono particolarmente ricordati perché sono stati associati all’attesa operosa della venuta del Signore: il profeta Isaia, Giovanni Battista, la Vergine Maria e San Giuseppe.
Essi ci spingono a incamminarci verso la méta della nostra fede.
Così il profeta Isaia (63, 16-17.19; 64,2-7), ricordando i mali che affliggono il popolo di Israele come conseguenza dei propri peccati, supplica il Signore affinché venga a redimere il popolo sofferente: “Se tu squarciassi il cielo e scendessi…”. È un grido che desidera l’intervento divino nella storia e che possiamo fare anche nostro, chiedendo che il Principe della pace venga e porti la pace nel nostro mondo che vive una “guerra a pezzi”, secondo l’espressione di Papa Francesco. In questo senso, la preghiera di intercessione di un cuore che ama Dio e ama i fratelli “si mette in mezzo” (inter-cede) e supplica Colui che ci ha plasmati, perché si ricordi che siamo opera delle sue mani e ritorni a favorirci, “per amore dei tuoi servi”.
Anche Paolo nel brano della prima lettera ai Corinzi (1 Cor, 1,3-9) di questa prima Domenica, sprona i fedeli ad aspettare la “manifestazione del Signore”, fiduciosi in Lui. È un aspettare con il cuore grato per i carismi o doni che lo Spirito Santo ha consegnato alla comunità per il bene di tutti: “Rendo grazie continuamente al mio Dio… in Cristo Gesù, perché siete stati arricchiti di tutti i doni…”. Doni, questi, che hanno lo scopo di testimoniare il Signore e devono essere utilizzati responsabilmente da parte dei fedeli, affinché la comunità venga edificata e resa salda nella speranza “sino alla fine”.
In quest’anno B del ciclo liturgico domenicale, il vangelo di Marco ci fa da guida. Egli mette in risalto l’aspetto della venuta di Cristo come Redentore, il quale va creduto e seguito nella fede.
È così che Gesù, nel vangelo di oggi (Mc 13,33-37), esorta alla vigilanza: “Vegliate!” Il suo monito suscita un’attesa responsabile, attraverso l’immagine della casa lasciata in custodia ai servi, che aspettano il ritorno del loro padrone e devono mantenerla e tenerla pronta per quando egli arriverà. Lasciando i servi nell’ignoranza del tempo del suo ritorno, Gesù vuole che siamo attenti alla pratica dei suoi comandamenti, nel discernimento e nella fedeltà nel vivere i suoi insegnamenti in ogni momento. È inoltre, l’atteggiamento raccomandato dalla Santa Madre Teresa: “E, pensando che ogni ora può essere l’ultima, chi di voi non vorrà impiegarla bene? Credetemi, questo pensiero è la cosa più sicura” (Cammino 12,2).
Con Maria, la cui festa dell’Immacolata celebreremo tra pochi giorni, possiamo anche noi vivere questo tempo di Avvento nella preghiera vigilante, nella cura del silenzio interiore che ci consente di essere attenti alle manifestazioni della volontà del Signore attorno a noi, per dire come Lei il nostro fiat; sia che lo vediamo negli altri, oppure negli avvenimenti di ogni giorno. In tutto, siamo chiamati a vivere alla luce della fede, speranza e carità, nell’amore vicendevole, nel distacco e nell’umiltà. Così disporremo docilmente i nostri cuori, affinché avvenga anche in noi l’Incarnazione del Verbo.
Con l’orazione Colletta della odierna liturgia, preghiamo:
“Dio nostro Padre, nella tua fedeltà che mai viene meno ricordati di noi, opera delle tue mani, e donaci l’aiuto della tua grazia, perché attendiamo vigilanti con amore irreprensibile la gloriosa venuta del nostro redentore, Gesù Cristo tuo Figlio. Amen”.
Padre Alzinir Debastiani ocd