Viso di Gesù

Dal volto di Manoppello alla Sindone, ma chi era nella vita “l’unto del Signore? Per secoli ci si è affidati alle interpretazioni degli artisti per il volto di Gesù, fino a quando Sindone e sudario di Manoppello lo hanno rivelato. Ecco chi era Gesù.

Non essendoci in nessuno dei quattro vangeli alcuna descrizione fisica di Gesù, ci si è affidati nel corso dei secoli alle raffigurazioni sacre. Va tenuto conto però che in ogni epoca storica gli artisti che hanno dipinto il volto di Gesù si sono rifatti al proprio periodo, raffigurandolo nel modo in cui erano gli uomini del momento e cercando ovviamente di darne una immagine la più bella e sacra che potessero. Tra l’altro nei primi secoli dopo la sua morte la concezione religiosa dell’epoca non voleva neanche venisse ritratto fisicamente. Le ipotesi storiche che si possono fare devono per forza tener conto della sua origine e cioè un ebreo palestinese di quell’epoca storica, persone non molto alte, dalla carnagione olivastra, capelli ricci, barba folta. Qualcuno pochi anni fa, un antropologo, usando le moderne tecnologie come la ricostruzione dei volti in 3D lo ha “ricostruito” proprio così, capelli corti, naso prominente, carnagione scura. E’ una ricostruzione che lascia il tempo che trova e che ignora del tutto sia la Sacra Sindone e che il Volto Santo di Manoppello, detto anche Velo della Veronica. Quest’ultimo apponendolo sul volto che traspare dalla Sindone è perfettamente sovrapponibile. Secondo gli esperti si tratterebbe del sudario, il velo che si metteva sul viso dei cadaveri, posto sul volto del Cristo. Questo volto, oltre a mostrare un naso evidentemente fratturato per agenti esterni (le botte con cui i soldati riempirono Gesù) ha curiosamente gli occhi aperti, cosa che un cadavere non dovrebbe avere, ma mostra comunque corrispondenza col il volto della Sindone, ad esempio i lunghi capelli che erano tipici degli appartenenti all’ordine religioso a cui secondo molti sarebbe appartenuto Gesù, ebrei che si consacravano alla castità, e il fisico piuttosto rubousto e alto.

A questo proposito è interessante notare chi era veramente Gesù, cosa di cui anche nei Vangeli si fa scarso riferimento, a parte l’abitudine di chiamarlo “rabbi”, maestro. Secondo uno studio molto accurato pubblicato dal sito Aleteia inglese, Gesù era una figura di spicco ancora prima di cominciare la sua predicazione, altrimenti non si spiegherebbe come poteva aver diritto a predicare nelle sinagoghe e il rispetto con cui anche i suoi nemici si rivolgevano a lui: il figlio di un falegname sconosciuto non avrebbe potuto accedere a questi privilegi, dato l’ordine altamente classista della società ebraica del tempo. Le sue profonde discussioni con le più alte autorità ebraiche (si ricordi quella avvenuta quando aveva solo 12 anni) non avrebbero potuto aver luogo se fosse stato solo il figlio di un falegname. Di fatto, era un leader religioso per gli ebrei. Innanzitutto la sua provenienza era la Galilea, la regione da cui provenivano tutti i maggiori insegnanti religiosi ebraici, i più educati nello studio delle scritture. Un bambino giudeo come Gesù a cinque anni aveva già studiato le scritture; a 10 anni era in grado di recitarle tutte a memoria, la cosiddetta “mishnah che i farisei si tramandavano; a 13 anni doveva essere in grado di adempiere i dieci comandamenti; a 15 interpretare il Talmud, cioè fare già interpretazioni rabbiniche; a vent’anni scegliere la propria vocazione cioè se sposarsi o no e infine a 30 (non a caso l’inizio della Sua predicazione) insegnare. Gesù dunque era un rabbino, un maestro, di cultura e conoscenza provata: quando Matteo nel suo vangelo racconta di quando Gesù denuncia scribi e farisei, solo uno della sua reputazione avrebbe potuto farlo, il figlio di un falegname sarebbe stato cacciato come un vagabondo. Inoltre Gesù era un rabbino di particolare livello, un sacerdote-insegnante, carica che pochi potevano raggiungere. Gesù infatti poteva entrare nelle sinagoghe e predicare, come si legge nei Vangeli, autorità permessa solo a questi personaggi. Infine Gesù era anche un “consacrato”, carica ancora maggiore a cui ben pochi potevano accedere: l’unzione non era affatto comune e neanche alti sacerdoti come Teofilo o Caifa potevano permettersela. Infatti nei Vangeli viene definito “l’unto del Signore” che è poi il significato della parola Cristo: l’unto, il consacrato. I romani che ben conoscevano la posizione di Gesù nella società ebraica, lo chiamavano non a caso “il re degli ebrei”. E la sua altissima autorità spiega ancora più a fondo la paura che gli alti sacerdoti avevano di Lui fino a volerne la morte.

 

Il Sussidiario
Paolo Vites

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